Iniziamo dalla scelta dei canali: dove voglio essere presente in rete? Possiamo scegliere di aprire un profilo su un social network come Instagram o TikTok se privilegiamo i contenuti visivi (immagini e video) oppure su Facebook e Twitter per i contenuti più testuali, possiamo aprire un canale d’intrattenimento su YouTube o su Twitch oppure un sito personale con WordPress o Blogger. Una volta scelti gli “spazi” dobbiamo costruirli: come imposto i limiti della privacy dei miei profili? Che contenuti pubblico per assicurarmi una buona web reputation? Una volta costruita la mia identità digitale non mi resta che monitorarla, cercando su Google i miei riferimenti (nome e cognome, numero di telefono, nick name social…): se nei risultati web o nella sezione immagini trovo qualcosa di diverso rispetto a quello che mi aspettavo, per esempio il mio numero di telefono pubblicato su un sito senza il mio consenso, dovrò agire per rimuovere il contenuto.
Per creare un account è necessario un indirizzo email e una password. È consigliabile creare al massimo due indirizzi email, l’uno che recupera l’altro in caso di smarrimento di password, per poterli ricordare e gestire facilmente. La password associata ad un account deve essere difficile da rintracciare per gli altri ma facile da ricordare per noi: una parola con la prima lettera maiuscola, un numero e un carattere speciale compongono una password sicura (es. Giallo60*). Il profilo di un canale, in particolare di un social network, può essere privato (solo i nostri follower/amici vedono i nostri contenuti) oppure pubblico (i nostri contenuti sono visibili a tutti, anche attraverso la ricerca di Google). La scelta dipende dagli obiettivi: un profilo privato garantisce più protezione sui contenuti a discapito della visibilità, viceversa un profilo pubblico consente più visibilità ma meno protezione sui contenuti che andranno selezionati con molta attenzione.
Indipendentemente dal settaggio del profilo, è bene che la scelta dei contenuti da pubblicare sui propri canali segua alcune semplici regole. I contenuti visivi (immagini/video) devono rappresentare al meglio chi siamo e i nostri interessi, evitare quindi smorfie, gestacci o pose imbarazzanti e non abusare degli “effetti storia” che talvolta sortiscono effetti grotteschi. La pubblicazione dei propri dati personali deve essere minimale e strettamente necessaria: prediligere l’indirizzo email piuttosto che il numero di cellulare, eliminare gli account inutilizzati e riflettere prima di pubblicare informazioni geografiche (geolocalizzazione). Infine, anche i contenuti testuali influenzano la nostra web reputation; è importante curare sia la forma che il contenuto del linguaggio, argomentando sempre le proprie opinioni (anche negative) in modo educato, senza scadere nell’insulto o nella denigrazione.
La libertà di espressione è una grande risorsa del web: permette confronto e dialogo tra prospettive diverse, dando voce anche a chi, nella vita off-line, si trova talvolta emarginato. Questo importantissimo diritto tuttavia non deve fungere da giustificazione alle diverse forme di hate speech, il linguaggio dell’odio, come gli insulti o la denigrazione; è sempre possibile esprimere il proprio pensiero purché si rimanga nei limiti della buona educazione e del rispetto, senza ricorrere ad esternazioni volgari e offensive che potrebbero avere conseguenze sgradevoli anche nella realtà. Nel 2011 per esempio una dipendente di un’importante azienda è stata sospesa 15 giorni per un insulto scritto su Facebook indirizzato ai propri capi, mentre un suo collega, alla terza sospensione, è stato licenziato. Nel 2020 una donna viene condannata a 2 mesi di reclusione e a pagare una multa di 600 euro per aver commentato in modo offensivo alcuni post su Facebook.
La fake news, informazioni totalmente o parzialmente false, rappresentano un pericolo reputazionale per chi le condivide attraverso post, storie o video: condividere un’informazione falsa ed essere smascherati significa perdere di credibilità e prestigio agli occhi degli altri. Un esempio attuale è quello di una nota showgirl che sul social network Instagram ha condiviso una serie di storie in cui promuoveva il consumo di vitamina C come rimedio contro il Coronavirus. Smentita da un noto divulgatore scientifico, l’11 marzo 2020 moltissimi giornali online pubblicano articoli riprendendo i contributi della showgirl sul web con evidente conseguente imbarazzo della stessa.
Diviene dunque fondamentale tenere conto di alcune semplici regole quando si condividono informazioni online:
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