Senza quella non si comincia nemmeno la ricetta. L’idea in un certo senso è la ricetta. Dobbiamo sapere cosa vogliamo cucinare per poterlo preparare.
Per fondare una start up dobbiamo aver prima immaginato quello che la start up potrà fare. Pensare di fondare una start up per il solo fatto di volerlo fare e senza un’idea che sia il vero motore è un po’ come dire: ho fame, ma non so di che cosa. È vero, capita, ma prima o poi nella vita bisogna decidersi. Dolce o salato?
Nel lavoro, solo quando hai realizzato davvero qualcosa puoi permetterti il lusso di fare la “colazione doppia” – portare avanti più cose insieme. E anche in quel caso è abbastanza complicato, perciò, per poter cominciare, è tempo di decidersi. Tanto di idee ne abbiamo milioni, è solo una questione di decisioni.
Una volta trovata la ricetta, prima di cominciare con la preparazione, bisogna porsi la domanda principale: “perché lo sto facendo?“, concentrandosi sulle profonde ragioni che ci spingono, non solo riflettendo e riferendoci al progetto in se stesso, ma soprattutto alla nostra natura come persone.
Perché se è vero che un bel progetto, con una forte Mission, può essere la ragione principale per dare vita a una nuova impresa, è altrettanto vero che sono poi le persone a renderlo realmente concreto. Senza una spinta profonda, che possa risollevare la nostra motivazione ad andare avanti anche quando inevitabilmente ci saranno momenti bui, il progetto non avrà futuro. A cosa voglio dedicare gli sforzi della mia vita lavorativa? Per che cosa voglio combattere?
La Mission la dobbiamo cercare dentro di noi, e il progetto che portiamo avanti deve rispecchiarla. E visto che stiamo decidendo noi se fondare una start up o parteciparvi, quale miglior occasione per fare finalmente qualcosa che ci piace e che sappia di buono?
Esattamente come quando stiamo preparando un piatto prelibato, seguendo scrupolosamente una ricetta e quindi mettendoci tutto il nostro impegno, mentre sviluppiamo il nostro progetto, se ci interroghiamo davvero, scopriamo che spesso quello che ci spinge non è solamente riuscire a realizzare alla perfezione la ricetta, non è solo la voglia di riuscire, l’appetito o la gola, ma l’amore per qualcuno o qualcosa: i nostri amici, una persona amata, il prossimo o addirittura il nostro pianeta.
Anche quando l’idea è apparentemente distante da tutto questo, in realtà, si nasconde sempre qualcosa nel vissuto di chi l’ha pensata, che lo ha spinto nel profondo a trovare quella soluzione. Migliorare la vita, le esperienze, il lavoro di qualcuno. Interrogando il nostro io più nascosto troveremo le ragioni che ci hanno condotto fino al punto in cui ci troviamo. E quindi, di fronte alla ricetta, potremo chiederci anche: è per fame o per gola che sto cucinando?
Inevitabilmente la risposta che daremo a questa domanda sarà il riflesso del nostro impegno, quello che ci metteremo non solo per fondare una start up, ma per farla crescere, lievitare, come una bella pizza.
Fare a se stessi e agli altri tante domande durante lo sviluppo di un progetto è una sana abitudine, anche per avere quei feedback necessari per capire se l’idea può funzionare. Prima di intraprendere un percorso nuovo, fare e farsi domande è un passo obbligato.
Partendo dal presupposto che la ricetta per fondare una start up non è una sola (diffidate da chi vi dice il contrario), bisogna sapere che ci sono alcuni ingredienti base: Passione, Umiltà, Coraggio, Pazienza, Curiosità, Perseveranza; inoltre, prima ancora di essere esperti del settore o di finanziamenti, occorre essere buoni Founder.
Founder, in italiano vuol dire fondatore o fondatrice, chi dà inizio a qualcosa che prima non esisteva. In pratica è necessario possedere le doti di un leader, il leader che formerà la squadra, la terrà unita e la guiderà fino al successo. Quando poi i leader sono due, tre o anche di più, hanno ancor più bisogno di possedere queste capacità, per poter continuare a lavorare bene in squadra nel tempo e non solamente nei primi momenti entusiasmanti.
È vero, in un certo senso dobbiamo avere gli ingredienti base, ma anche quelli potrebbero essere diversi; essere declinazioni dello stesso ingrediente. Ad esempio, potremmo avere il burro semplice oppure quello salato, le uova di gallina o quelle di quaglia. Ed è esattamente allo stesso modo che ogni Founder, per compiere i primi passi, deve pensare a quello che ha a disposizione e a che cosa può fare con quello che trova. Un po’ come quando hai tre cose nel frigo e inizi a pensare a che cosa cucinare, scorrendo a mente un centinaio di combinazioni.
Ecco, direi che la partenza è questa. Sintetizzando al massimo e usando l’ironia, ma è così che bisogna partire, cercando di immaginare che cosa, intorno a noi, può aiutarci ad ottenere il risultato che vogliamo raggiungere con il nostro progetto. Perché anche se con la nostra idea stiamo cercando di realizzare l’impossibile, dobbiamo basarci su fondamenta sicure per riuscire a crescere e per poter continuare a cercare di realizzare ciò che abbiamo in mente.
E quindi un ingrediente fondamentale sono le Risorse, sia in termini di personale e membri del team, a cui attribuire un ruolo ben preciso e possibilmente con specializzazioni complementari e inoltre, sia risorse in senso economico, quelle necessarie per partire.
Il Team, la squadra che porterà avanti il progetto è fondamentale. È come quando ti rendi conto che per fare la carbonara avresti tutto tranne una buona dose di pepe (che diciamocelo, è la morte sua!) e allora ti metti a cercare con furbizia l’ingrediente mancante; nel caso di una start up può essere un elemento del team, una figura preziosa, perché non possiamo essere chef e anche ballerini, insomma, non possiamo saper fare tutto da soli. Socrate diceva: Saggio è colui che sa di non sapere. Forse in gruppo abbiamo più chance.
Per quanto riguarda le risorse economiche, indispensabile è una fase di studio e analisi preliminare, nonché di mercato, per verificare fattibilità e sostenibilità dell’idea. Chiedersi che cosa si sta portando di utile e innovativo nel mondo e all’interno del mercato/settore che ci interessa sono le altre domande che non si possono evitare arrivati a questo punto. Perché, per quanto gourmet, magari per noi in una torta dolce l’aglio non ci sta proprio benissimo, però può capitare invece che, grazie alle nostre ricerche, scopriamo in realtà che l’aglio nella torta viene usato e piace molto ai francesi. A questo punto non è solo una questione riguardante il che cosa vogliamo portare nel mondo, ma il come vogliamo portarlo nel mondo, siamo arrivati a comprendere che ci occorre una strategia di business.
Necessarie risultano anche un minimo di risorse economiche per partire. Con quel minimo, se speso bene, potremmo strutturare meglio il progetto, reperire i beni primari per svilupparlo e sarà anche possibile pianificare una strategia finanziaria idonea a finanziare il progetto per le fasi successive, ad esempio, partecipando a bandi e concorsi.
Se poi la torta è anche bella, oltre che buona, ancora meglio. Perché come si dice: si mangia prima con gli occhi. E allora bisognerà pensare alla strategia per presentare al meglio il progetto che la start up ha realizzato, occorre inevitabilmente una buona strategia di comunicazione.
Arrivati fin qui, occorre che qualcuno la mangi questa prelibatezza, per cui, a tutti i vostri futuri clienti non mi resta che augurare:
Bon appétit!
Jessica Abbounandi
Founder e CEO di Wise Mind Place
Wise Mind Place è lo spazio in cui è possibile far conoscere la propria idea, cedere o vendere un brevetto o una proprietà intellettuale, ricercare fondi, chiedere una consulenza a dei professionisti qualificati in diversi ambiti o più semplicemente presentare la propria azienda.