Nell’anno accademico 2017/2018, quasi 122.000 iscritti frequentavano un corso ALPH (Art, Literature, Philosophy and History). È il valore più alto degli ultimi cinque anni.
In un contesto educativo ed occupazionale che diventa sempre più complesso, a trainare la ripresa dei corsi di laurea a vocazione umanistica c’è il corso di laurea magistrale in Antropologia (+22,6% di iscritti negli ultimi tre anni).
Nel 2018 le imprese prevedevano di assumere oltre 10 mila laureati provenienti dal gruppo Letterario, filosofico, storico e artistico (il 2% di tutti i laureati cercati in Italia). Per fare un esempio, i laureati STEM ricercati dalle imprese erano oltre 127 mila (il 23% di tutti i laureati cercati in Italia).
Tuttavia, i risultati occupazionali sono estremamente variabili anche guardando ai singoli atenei. Ci sono infatti università in cui il tasso di occupazione dei corsi ALPH è in linea con alcuni corsi di laurea STEM o con la laurea in Scienze economico-aziendali.
Ultimamente, sta avendo notevole diffusione all’interno del sentire comune la tesi per cui le lauree umanistiche siano “inutili”, e ciò per via del fatto (presunto) che questi corsi di laurea non siano in grado di supportare adeguatamente gli studenti ad entrare nel mercato del lavoro. In parole povere, “se hai una laurea umanistica allora hai molta probabilità di restare a casa”.
L’Osservatorio Talents Venture ha voluto fornire una prospettiva analitica, basata sull’osservazione dei dati del fenomeno, per cercare di capire se
questa percezione della realtà corrisponda, nei fatti, alla verità. Con il termine “ALPH” ci si riferisce ai laureati in discipline umanistiche (Art, Literature, Philosophy and History – ossia Arte, Letteratura, Filosofia e Storia).
Nella Nota Metodologica in Appendice si fornisce ulteriore dettaglio dei corsi di laurea presi in considerazione.
Grazie ai dati dell’Anagrafe degli Studenti del MIUR e a quelli del Consorzio Universitario Almalaurea, in questo studio saranno discussi tre
fenomeni:
a) l’evoluzione degli iscritti nei corsi di laurea a carattere umanistico negli ultimi anni;
b) le differenze in termini di iscritti ai corsi di laurea a carattere umanistico, sia tra la quota di ragazzi e ragazze frequentati i corsi, sia riguardo alla distribuzione nei diversi atenei italiani;
c) le richieste del mercato del lavoro rispetto ai laureati a carattere umanistico, con un occhio di riguardo ai risultati fatti registrare da questi laureati in termini di tasso di occupazione e di retribuzione
Negli ultimi 10 anni, i corsi di laurea ALPH hanno perso oltre 23 mila iscritti (-16%). Dopo aver toccato il picco più basso nell’anno accademico nel 2015/2016, negli ultimi due anni sono tornati a crescere, recuperando oltre 5.000 iscritti e raggiungendo il valore più alto degli ultimi cinque anni.
Guardando al dettaglio del gruppo di laurea, sono i corsi di laurea ad indirizzo storico (beni culturali e DAMS[1]) ad aver perso la maggior parte di iscritti (quasi meno 18 mila in 10 anni), seguiti da quelli ad indirizzo filosofico (meno 2 mila in 10 anni).
Tuttavia, in linea con l’aumento generale degli ultimi cinque anni, se si prendono in considerazione solamente gli ultimi tre anni, i corsi ad indirizzo storico e quelli ad indirizzo filosofico hanno ripreso a crescere.
A trainare la ripresa ci sono il corso di laurea magistrale in Antropologia (+22,6%) e la laurea magistrale Musicologia e Beni Musicali (+12,5%).
Volendo considerare gli atenei che accolgono il maggior gruppo di iscritti nei corsi di laurea ALPH, in cima alla classifica troviamo l’Università degli studi di Bologna, dove sono iscritti oltre il 10% del totale degli studenti ALPH. A condividere le prime cinque posizioni con l’ateneo bolognese, ci sono poi “La Sapienza” di Roma, la “Statale” di Milano, la “Federico II” di Napoli e la “Statale” di Torino.
Complessivamente queste 5 università raccolgono più del 38% del totale degli iscritti ai corsi di laurea ALPH in tutta Italia. Osservando invece le università che hanno incrementato più il loro numero di iscritti relativamente a queste discipline, tra le pubbliche che negli ultimi 5 anni hanno fatto registrare le migliori performances troviamo Teramo (+218%) e Ferrara (84%). In particolare, l’Università degli Studi di Teramo ha ripreso a crescere negli ultimi anni, dopo aver dismesso quasi del tutto i loro corsi di laurea umanistici.
È interessante notare invece il caso delle Università telematiche: la Guglielmo Marconi (+113%) e l’e-Campus (+72%) sono tra quelle che hanno fatto registrare i tassi di crescita più elevati in assoluto, grazie al corso di Laurea Triennale in Lettere (L-10) e quello di Laurea Magistrale in Filologia Moderna (LM-14). Infine, tra le private cresciute di più negli ultimi 5 anni troviamo lo IULM (+93% di iscritti) e il San Raffaele (+34%),
Tenendo sempre a riferimento l’ultimo quinquennio e osservando invece gli atenei che hanno perso più iscritti, tra le pubbliche spicca l’Università degli Studi “Roma Tre” (-775 iscritti) e tra le private l’Università Cattolica del Sacro Cuore (- 322 iscritti).
Ci sono infine degli atenei che hanno deciso di dismettere completamente o quasi completamente i corsi di laurea ALPH, tra questi ci sono l’Università degli Studi Insubria Varese-Como, l’Università non statale Europea di Roma, la Libera Università degli Studi Maria SS.Assunta e l’Università Telematica non statale Leonardo da Vinci.
Se le facoltà scientifiche sono frequentate in maggioranza da ragazzi (fatto 100 il numero di iscritti alle facoltà STEM, le donne rappresentano solamente il 36%) per le facoltà umanistiche è il contrario: fatto 100 il numero di iscritti alle facoltà ALPH, le donne ne rappresentano il 65%.
Cambiando prospettiva e base di riferimento, fatto 100 il numero di ragazze iscritte all’università, l’8,4% frequenta un corso ALPH (era il 17,7% per i corsi STEM). Per quanto riguarda invece gli uomini, fatto 100 il numero di ragazzi iscritti all’università il 5,5% frequenta un corso ALPH (era il 38,9% per i corsi STEM.
Secondo il Sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere in collaborazione con Anpal, nel 2018 le imprese private prevedevano di inserire all’interno delle proprie strutture oltre 10 mila laureati provenienti dal gruppo Letterario, filosofico, storico e artistico (il 2% di tutti i laureati cercati in Italia). Senza voler paragonare due percorsi di laurea differenti, tuttavia appare opportuno – per dare un’idea più circostanziata – confrontare questo dato con il numero di laureati in Ingegneria richiesti dalle aziende nello stesso arco temporale, pari ad oltre 127 mila (il 23% di tutti i laureati cercati in Italia).
Rispetto ai settori produttivi, la maggior parte dei laureati umanistici sono ricercati dalle aziende operative nei settori Istruzione e servizi formativi privati, Servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone e Servizi dei media e della comunicazione.
Tra i settori sopra citati, quello che spicca per la maggior difficoltà di reperimento (un laureato su due è infatti difficile da reperire) è quello relativo ai Servizi culturali, sportivi e altri servizi alle persone.
Inoltre, sebbene in valore assoluto il dato sarebbe assolutamente trascurabile (si parla di circa un centinaio di laureati ricercati in tutte le aziende italiane), tuttavia appare utile segnalare che risulta difficile da reperire nel settore dei Servizi di alloggio e ristorazione e servizi turistici il 100% dei laureati.
Dal punto di vista regionale, il 50% dei laureati nel gruppo Letterario, filosofico, storico e artistico sono ricercati delle imprese in Lombardia, Lazio e
Piemonte. Mentre con quasi due laureati difficili da reperire su tre, sono la Sardegna e la Liguria le Regioni che hanno la difficoltà di reperimento più elevata.
Grazie alla XX Indagine (2018) – Condizione occupazionale dei Laureati svolta dal Consorzio Universitario Almalaurea è possibile analizzare gli output occupazionali dei percorsi di laurea ALPH.
Prendendo a riferimento i corsi di laurea magistrale, ad un anno dal completamento degli studi, il tasso di occupazione medio dei corsi rientranti nel gruppo Letterario, filosofico, storico e artistico era pari al 60%, con una retribuzione media di 837 €.
Tuttavia, si registra forte eterogeneità tra i diversi codici di laurea e gli atenei. Secondo le rielaborazioni dell’Osservatorio Talents Venture sui dati, ci sono dei corsi di laurea come Scienze delle religioni, Musicologia e beni musicali e Antropologia culturale ed etnologia che fanno registrare dei risultati ben oltre la media, sia guardando al tasso di occupazione sia considerando la retribuzione mensile netta.
Inoltre, i risultati sono estremamente variabili anche guardando ai singoli atenei: il range del tasso di occupazione passa dall’80% per l’ateneo che fa registrare i risultati più elevati a poco meno del 40% per l’ultimo in classifica.
Ci sono infatti università in cui il tasso di occupazione dei corsi ALPH ad un anno dalla laurea è superiore al 70%, in linea addirittura con alcuni corsi di laurea STEM come ad esempio Scienze chimiche (79%) o con la laurea in Scienze economico-aziendali, generalmente ritenuta una laurea utile a collocarsi sul mercato del lavoro.
Nonostante negli ultimi 5 anni vi sia stato un leggero aumento degli iscritti nei corsi umanistici, non bisogna comunque tralasciare che questi corsi hanno perso un numero sostanziale di iscritti (-16%) nell’ultimo decennio, e la crescita degli ultimi anni non è ancora idonea a recuperare le perdite pregresse.
La crescita tuttavia, per via dei corsi di laurea dai quali è trainata – come ad esempio Antropologia culturale ed etnologia – offre la possibilità di formulare alcune considerazioni.
Le considerazioni fatte a campione per questo corso sono confermate da autorevoli fonti internazionali, quali ad esempio il World Economic Forum. Il WEF ha infatti stilato una classifica di quali sono state le soft skills più richieste ai lavoratori nel 2018, e successivamente di quali saranno le soft skills che saranno più richieste nel 2022.
Tra le skills che saranno più richieste nel 2022 rispetto che al 2018 si riscontrano la capacità di essere innovativi (Innovation), l’apprendimento attivo (Active Learning), la creatività, l’originalità e lo spirito di iniziativa (Creativity originality and initative) e la capacità di gestire un gruppo (Leadership and social influence).
Per quanto riguarda il corso di laurea in Antropologia, è necessario evidenziare – ha dichiarato Paolo Alberico Laddomada, cofondatore di Talents Venture – come siano apprezzate, nel mondo del lavoro di oggi, le capacità di gestione delle risorse umane ed in genere la capacità di riuscire ad interfacciarsi efficacemente nelle relazioni interpersonali, soft skills queste che effettivamente ben si prestano ad essere sviluppate in chi frequenta un corso di laurea in Antropologia”.
Tutte queste skills confermano dunque che, da parte dei datori di lavoro, è estremamente apprezzata nei lavoratori la capacità di approcciarsi a un problema “pensando fuori dagli schemi” e ricercando soluzioni a cui nessuno aveva pensato, promuovendo efficacemente proprie iniziative e senza il bisogno di ricevere continuamente stimoli dai propri superiori.
“Concludere pertanto che le lauree umanistiche non siano utili a collocarsi sul mercato del lavoro – afferma Pier Giorgio Bianchi, amministratore e fondatore di Talents Venture – è fortemente sbagliato perché i dati ci raccontano un’altra storia.
Osservatorio Talents Venture, 2019 – La rinascita delle lauree umanistiche
Talents Venture è una società di consulenza specializzata in servizi di orientamento e sviluppo di soluzioni a sostegno dell’istruzione universitaria.
Aiutiamo i ragazzi inoltre con sportelli di orientamento personalizzati e Workshops, per spiegare loro dove sta andando il mercato del lavoro.