In un mercato sempre più competitivo e interconnesso, diventa fondamentale essere riconoscibili per non scomparire e per dare risalto alle proprie caratteristiche e unicità. Per questo il personal branding e la web reputation sono un modo efficace per affermare la propria unicità agli occhi dei recruiter e dei manager che devono scegliere candidati usciti dalle Università. Del resto il digitale e lo streaming sono stati i grandi protagonisti delle lezioni in classe e stanno diventando anche il punto di forza in tema di orientamento allo studio.
La prova è che nel 2020 non si svolgeranno gli appuntamenti fisici per presentare le offerte dell’istruzione superiore. Tutte le Università, scuole specialistiche, accademie, hanno deciso di condividere online i loro piani di studio in rete e per scegliere cosa fare dopo la scuola superiore è nata anche una piattaforma che raccoglie tutta l’offerta formativa. Ma non solo. Il Salone dello Studente, Campus Orienta, la manifestazione che ha oltre 30 anni di vita e ha coinvolto oltre 6 milioni di studenti su tutto il territorio italiano, ha lanciato la versione digitale: Campus Orienta Digital che consentirà di navigare tra le offerte, partecipare in streaming e attraverso webinar agli incontri, e scegliere online il percorso di studi più adatto.
Sapere usare bene i mezzi digitali è un’arma vincente durante il percorso universitario e anche per trovare lavoro post-laurea. Qual è la strategia corretta per costruire una buona immagine digitale? Lo abbiamo chiesto a Lara Botta, Chief digital offer e Business development manager della Botta Packaging, che ha messo in evidenza alcuni punti chiave.
– Utilizzare al meglio i social media. I giovani oggi sono molto esposti su questi mezzi digitali e li vedono come un ambiente ludico non rendendosi conto che la loro reputazione e l’immagine che danno di sé stessi rimane a vita. “I ragazzi spesso non hanno la prontezza di guardare oltre: non bisogna cadere nelle trappole degli hate speech, del bullismo perché è incivile e non tollerato – sui social serve civiltà prima di tutto” ha detto Botta.
– Creare un profilo LinkedIn anche in corso di studi e tenerlo sempre aggiornato. Se su Facebook, Instagram o Tik Tok bisogna stare attenti alla propria immagine nel tempo libero, per fare personal branding professionale un luogo adatto in Italia è sicuramente LinkedIn, e un profilo va aperto già durante il corso di studi. “Si possono seguire le pagine e le persone influenti a livello professionale che diventano anche fonte di ispirazione” aggiunge Botta. “C’è molto più potere all’interno di un ambito social professionale che in un curriculum che viene guardato in pochi secondi”.
– Rendersi unici. Per essere vincenti oggi e ancora di più nell’era post covid -19 che vedrà una competizione ancora più spietata, bisogna far emergere dalla propria storia digitale le cose buone. “Gli studenti spesso pensano di non aver ancora fatto niente perché stavano studiando. Non è vero: hai fatto esperienze, avrai fatto delle letture, avrai fatto sport, avrai fatto corsi. Molti corsi, per esempio, nel periodo di lockdown erano gratuiti” sottolinea Botta. “Specializzarsi in qualcosa e far vedere che si utilizza il tempo in modo proficuo è sempre positivo”.
– Far emergere le soft skills. Valorizzare un’attività sportiva a livello agonistico, per esempio, può far capire che si è in grado di lavorare bene in team, di sapersi organizzare il tempo, di essere determinati, aver chiari alcuni valori fondamentali che valgono anche nel campo del lavoro. “Le soft skill che si acquisiscono nella vita possono essere traslate sul lavoro” sottolinea Botta. “E sono importanti tanto quanto le conoscenze ‘hard’ apprese all’università”.
– Utilizzare i social media per imparare e informarsi. Aggiornare costantemente il proprio profilo LinkedIn è un buon biglietto da visita. I riconoscimenti ricevuti, le pagine che si seguono, il proprio network, le recensioni dei professori, le analisi che si possono scrivere fanno parte già della vita lavorativa futura. “Spesso facciamo progetti di work experience con gli studenti e la maggior parte non ha LinkedIn, non lo conosce perché non è divertente” dice Botta, “mentre è un modo di comunicare che serve imparare, oltre che è una fonte di informazione, studio, conoscenza dei trend del mercato che può essere utile a tarare i propri interessi”.
Al di là dell’immagine digitale, Botta sottolinea che la formazione resta la cosa più importante. “Fare dei corsi per rendersi unici vuol dire, spesso, scoprire anche le cose che non piacciono e ritengo sia importante tanto quanto sapere le cose che piacciono: meglio capire a vent’anni se si è sulla strada giusta o meno”. La curiosità e la somma delle esperienze fatte durante il periodo universitario creano i mattoncini fondamentali del percorso di carriera di domani.