Soft skills: le più richieste dagli Hr recruiters dopo la pandemia

L’orientamento post-diploma

Da alcuni mesi ci sentiamo ripetere che “nulla sarà più come prima” dopo la pandemia da COVID -19. Nessuno sa davvero cosa cambierà nel nostro modo di vivere, come si trasformerà l’organizzazione delle aziende e se questa crisi sistemica darà vita a nuove professioni. Una cosa però è certa: riuscire a tirare fuori il proprio talento resta l’arma vincente in mano ai giovani che stanno per entrare all’università. Saper riconoscere il proprio talento è un esercizio difficile tanto quanto orientarsi nella miriade di corsi a disposizione. Un aiuto arriva dal Salone dello Studente, Campus Orienta, la manifestazione che ha oltre 30 anni di vita e ha coinvolto oltre 6 milioni di studenti su tutto il territorio italiano, ha lanciato la versione digitale: Campus Orienta Digital che consentirà di navigare tra le offerte, partecipare in streaming e attraverso webinar agli incontri, e scegliere online il percorso di studi più adatto.


 

Hard skills e soft skills

L’università forma le cosiddette hard skills che servono per entrare nel mondo del lavoro, ma può fare poco per le soft skills che sono sempre più richieste dagli Hr manager aziendali. “Le soft skills hanno a che fare con il talento che c’è in ognuno di noi ed è quello che rende unica una persona, rappresenta la sua essenza” spiega Giustiniano La Vecchia, una lunga esperienza nel settore delle risorse umane, specializzato in processi di gestione dell’innovazione, innovazione di business e trasformazione culturale e collegato con alcuni dei movimenti globali più avanzati sull’evoluzione della società post-industriale.
Riconoscere il talento è un esercizio difficile per i direttori del personale delle aziende secondo La Vecchia che sta pensando di lanciare una fondazione dedicata ai giovani talenti per cambiare il paradigma della selezione del personale. “La domanda che si dovrebbe fare un Hr manager oggi è: perché un giovane deve scegliere la mia azienda? E dovrebbe dare spazio a chi ha una visione del futuro: uno dei più grandi errori che educatori, allenatori e manager commettono è quello di non saper riconoscere il talento e la sua unicità”, dice La Vecchia che indica quali sono le soft skill più importanti che un giovane talento deve avere.

– Entusiasmo – Senza non si può fare nulla. “Non penso che i giovani siano sdraiati, anzi la loro grande colpa è di avere avuto dei genitori amici ed è stato il più grande errore della nostra generazione”.

– Passione e coraggio – Vuol dire certamente seguire un sogno ma vuol dire soprattutto non abbattersi alla prima difficoltà, non prestare il fianco alle critiche quando non si sceglie un mestiere sicuro. “Arriva sempre il momento in cui il lavoro sarà premiato, la passione alleggerisce il cammino”.

– Curiosità e nessuna paura di fallire – Abbiamo perso di vista la curiosità: perché i giovani hanno paura di commettere errori. Il verbo sbagliare è stato quasi abolito dalle giovani generazioni che non sono abituate a perdere e ne hanno paura. “Non abbiamo insegnato alle giovani generazioni che il fallimento è un’ecchimosi temporanea e non un tatuaggio definitivo”.

– Resilienza – Significa risalire da qualcosa e spesso coincide con un cambiamento. “I giovani vivono in uno stato di ego perenne: questo porta ad avere paura del giudizio e della critica che, invece, fanno crescere”.

Comprendere e valorizzare le soft skills secondo La Vecchia crea valore per le aziende: “Le persone non sono commodity: prima sono umane e poi sono risorse”. E ai giovani che stanno per entrare all’università dà alcune piccole indicazioni:

– Concentrati sul presente e sugli obiettivi da raggiungere

– Pensa prima di parlare, non sprecare fiato e risorse

– Impegnati per realizzare la tua leggenda personale, sottraendoti al giudizio degli altri

– Impara ad attrarre persone che possano aiutarti nella tua impresa, le altre allontanale

– Utilizza tutto il coraggio e la forza d’animo possibile per vivere una vita piena

– Usa la tua creatività: immaginazione, idee e innovazione

“Abbiamo bisogno di persone inquiete e non inquietanti, persone che hanno voglia di liberare il loro talento, di lasciarlo fluire perché il talento non è altro che la creatività unita alla capacità dalla passione” conclude La Vecchia.

 

Giustiniano La Vecchia, esperto in processi di gestione dell’innovazione, innovazione di business e trasformazione culturale