Il “Matilda Effect” è stato descritto, per la prima volta, dalla storica della scienza Margaret W. Rossiter. Il nome dell’effetto è un tributo a Matilda Joslyn Gage, da cui deriva: nel suo saggio “Woman As Inventor”, pubblicato nel 1870 sul North American Review, la Gage ripercorre la storia nascosta dell’inventiva femminile e di come diverse scoperte scientifiche ed invenzioni fossero il risultato del lavoro intellettuale di donne rimaste nell’anonimato, complice una situazione politico-sociale che non annoverava la valutazione dei diritti femminili tra le priorità.
L’“Effetto Matilda”, come successivamente descritto dalla Rossiter, è il pregiudizio contro il riconoscimento dei contributi delle donne alla ricerca scientifica ed è spesso collegato a due tipi di fenomeni: l’attribuzione del lavoro di una donna ai colleghi uomini e il minor numero di citazioni ricevute da lavori realizzati da scienziate rispetto ad analoghi lavori realizzati dai colleghi uomini (per sostenere questa tesi la Rossiter analizza oltre 1.000 articoli pubblicati nel periodo tra il 1991 e il 2005 su diverse riviste scientifiche).
Margaret Rossiter s’imbatte anche nell’invenzione geniale di Hedy Lamarr, svelando una vicenda che assume tratti quasi romanzeschi – e da cui è possibile trarre la migliore morale per il riconoscimento delle competenze tecniche delle donne.
Hedy Lamarr, pseudonimo di Hedwig Eva Maria Kiesler, ebbe il merito di essere non solo donna più bella del mondo, la diva più pagata di Hollywood, ma anche un genio dell’ingegneria e delle telecomunicazioni: fu lei, infatti, ad inventare il futuro che oggi stiamo vivendo. Già brillante studentessa di Ingegneria, Lamarr, supportata da George Antheil, ebbe una geniale intuizione – trasformatasi poi in un brevetto – per un sistema di crittografia delle informazioni che oggi è alla base del funzionamento della telefonia mobile e della tecnologia wireless.
È il Secret Communication System, brevettato l’11 agosto 1942: un metodo di modulazione per la codifica di informazioni su frequenze radio. L’Inventor’s Council non è però propenso ad accettare un dispositivo bellico inventato da una diva del cinema, la Marina Usa lo ritiene un sistema troppo ingombrante; ufficialmente non fu mai usato. Solo a partire dagli Anni ’50, in piena guerra fredda, il sistema fu finalmente applicato, seppur all’insaputa dei suoi inventori, per il monitoraggio radio dei sommergibili Urss. È una rivoluzione: Germania, Austria e Svizzera proclamano il giorno in cui è Hedy Lamarr è nata, il 9 novembre, «Giornata dell’Inventore», gli Stati Uniti la inseriscono nella «National Inventors Hall of Fame», ma da quella sua invenzione che frutta all’industria bellica e delle telecomunicazioni circa 30 miliardi e che oggi genera un giro d’affari di 160 miliardi l’anno, non ebbe che un riconoscimento postumo. Il brevetto è infatti ormai scaduto, quando nel 1997 a Hedy Lamarr e George Antheil fu conferito il premio Pioneer Award assegnato agli inventori che hanno rivoluzionato il mondo dell’elettronica e della comunicazione. Hedy, che aveva 83 anni, reagì con una battuta: “Era ora”.
“Era ora”, parole che echeggiano e sono pilastro dell’inclusione delle donne nelle professioni tecniche: gli aspetti principali del rapporto tra donne e scienza evidenziano la necessità di creare un ambiente di apprendimento e ricerca più equo ed inclusivo ed assicurare pari opportunità nel mondo del lavoro. In Italia la percentuale di donne che occupano posizioni tecnico-scientifiche è tra le più basse dei Paesi Ocse: il 31,7% contro il 68,9% di uomini, mentre solo il 5% delle 15enni italiane aspira a intraprendere professioni tecniche o scientifiche.
Vi è un ulteriore spunto di riflessione: ad oggi il 97% dei premi Nobel scientifici è stato assegnato a uomini – quindi? Il presente è fatto proprio per essere cambiato, rivoluzionato soprattutto nelle sue dinamiche di esclusione di genere non corrette. Ciò rende necessario agire velocemente e in modo mirato, concentrandosi sull’abbattimento degli stereotipi che ancora sottendono l’educazione e la formazione professionale, perché ognuno ha il diritto di esprimere al meglio le proprie attitudini e competenze in una condizione di eguaglianza delle opportunità.
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