“Domani c’è scuola” di Antonella Di Bartolo

Che cosa vuol dire andare a scuola, e insegnare, in uno dei quartieri più complicati di Palermo. La testimonianza della preside-coraggio Antonella Di Bartolo

 

Per la seconda puntata della rubrica Lo scaffale del prof,  testi e volumi che non possono mancare nella biblioteca di un docente, Campus propone la lettura di “Domani c’è scuola”, il racconto di come la determinazione e la forza di volontà di persone attaccate al proprio lavoro, che vedono la scuola come incunabolo di futuro possa portare al vero cambiamento. La storia degli ultimi dieci anni dell’Istituto comprensivo Sperone-Pertini di Palermo, tra i quartieri Brancaccio e Sperone, nelle parole della preside Antonella Di Bartolo.

Una scuola completamente distrutta, vetri, porte, computer, armadietti, nulla lasciato intatto. Pezzi di vetro infranto, legni scheggiati, proiettori smurati, ante degli armadietti distorte, porte divelte. E sui giochi dei bimbi della scuola materna lo sfregio, escrementi umani di vario genere. Per sporcare, rompere, ferire.

Antonella Di Bartolo, insegnante di inglese, una volta vinto il concorso per dirigente scolastico, lo immaginava che l’Istituto Comprensivo Statale Sperone-Pertini non fosse una scelta di comodo. Ma tutto si aspettava fuorché la scena di devastazione che si è trovata davanti il 7 maggio 2020, dopo sette anni alla guida di quella scuola posizionata al centro dei quartieri Sperone e Brancaccio di Palermo. Dove il sacerdote don Pino Puglisi venne assassinato da Cosa Nostra il 15 settembre 1997, nel giorno del suo cinquantaseiesimo compleanno. Il don che cercava di portare i bimbi e i ragazzi a scuola, sottraendoli così al malaffare. Quel 7 maggio di quattro anni fa, davanti agli spazi scolastici violati, ad Antonella Di Bartolo tornarono alla memoria le parole, effettivamente fuori luogo, ma con un fondo di verità, che gli impiegati dell’Ufficio scolastico regionale, le avevano rivolto al momento della scelta della scuola: “Ha scelto l’Istituto Sperone-Pertini? Condoglianze” (p. 14). E tutto perché? Per aver concordato su Facebook con le parole di Maria Falcone che richiamava l’attenzione alla certezza della pena. Tutto il lavoro di sette lunghi anni buttato al macero.

Domani c’è scuola (Mondadori, pp. 130) è il libro che la preside-coraggio, com’è stata definita, ha scritto per raccontare come si vive, si insegna, si va a scuola nei quartieri più complicati di Palermo.

“Non arrivi per caso allo Sperone. Né da palermitano né da turista, malgrado da qui si goda di una delle più belle viste del promontorio di Monte Pellegrino e del golfo di Palermo. E nemmeno io ci sono arrivata per caso. Mi ci ha condotto la mia storia, il fatto di essere stata ventenne a Palermo in quel 1992 devastato dalle stragi di Capaci e di via D’Amelio. E anche il 15 settembre 1993, giorno del martirio di padre Puglisi a Brancaccio” (p. 16).

Tutta la storia di una palermitana per bene l’ha portata a scegliere uno degli istituti scolastici più complicati, dove la dispersione scolastica aveva toccato punte del 27%. E forte del convincimento che il cambiamento parte dalla scuola, dall’infanzia, dall’educazione, dalla trasmissione il prima possibile di valori di cittadinanza, di appartenenza, di civismo, si è lanciata alla guida di questa scuola combattendo in primis proprio la dispersione, la convinzione, radicata in tante famiglie, che andare a scuola non sia proprio così necessario. Ed è andata lei, insieme ai suoi collaboratori, porta a porta a “vendere” (tra virgolette, sia chiaro) i valori dell’educazione, a far capire alle famiglie come proprio l’andare a scuola avrebbe salvato i bambini e le bambine, i ragazzi e le ragazze dalla strada, dalle cattive compagnie, dai “lavoretti”. A far comprendere ai titolari dei negozi quanto una scuola ben tenuta, operativa e in salute potesse fare bene al quartiere. E ce l’ha fatta la preside-coraggio grazie all’alleanza con le famiglie, gli esercenti commerciali, gli educatori, le mamme, le nonne. E adesso lo Sperone-Pertini ha un tasso di dispersione pari all’1%.

Questo libro è il racconto dei primi dieci anni della professoressa Di Bartolo alla guida dello Sperone-Pertini, dal primo giorno nel quale vide un plesso che assomigliava quasi a un rifugio per senza tetto alla ricostruzione di una scuola modello, dotata di computer e insegnanti motivati, di aule pulite e in ordine e di bambini con voglia di andare a scuola.

Una storia resa possibile dalla determinazione e dalla forza di volontà della dirigente, qualità che l’hanno resa capace di superare le difficoltà e gli ostacoli a partire da coloro che pensavano fosse più utile chiudere questa scuola piuttosto che riportarla in condizioni soddisfacenti. Le pagine del libro sono un resoconto entusiasmante di come l’ostinazione della preside e della vicepreside, Kelia Modica, siano riuscite a penetrare nella diffidenza del quartiere, di come le loro parole abbiano fatto breccia tra il sospetto e l’indifferenza, tra la chiusura e l’abitudine. Una battaglia che se aveva il suo quartier generale tra le vie e le pizze di Brancaccio, nondimeno aveva una propaggine anche tra le mura familiari. Non è facile essere mariti e figli di chi in qualche modo si espone…

La storia dell’impegno di Antonella Di Bartolo s’intreccia con quella di Palermo, con le ricorrenze (il 23 maggio di Falcone, il 19 luglio di Borsellino), con le iniziative a ricordo di quanto accaduto, con i progetti perché tutto cambi e con la nuova emergenza degli sbarchi e dei migranti. E anche delle nuove classi multietniche. Perché crescere significa anche prendere coscienza di quanto avviene attorno a sé. Ampie le pagine dedicate alla città e al fermento che la percorre. Che si rispecchia nelle molteplici iniziative che la vulcanica preside e gli insegnanti della scuola organizzano per creare sinergie, per riempire vuoti.

“Né visuale né visioni, per lo Sperone. In un quartiere con diritti speciali le istituzioni sono chiamate ad assumere doveri speciali. Può la scuola, che istituzione lo è, svolgere questo compito? Può coltivare diritti, costruire competenze e consapevolezza, illuminare non solo le vocazioni personali ma anche quelle territoriali del contesto in cui opera?” (p.124). Per la preside di Bartolo sicuramente sì.

Un libro che sicuramente interesserà tutti coloro che amano la scuola, che hanno a cuore il destino e il futuro delle nuove generazioni, tutti quelli per cui la scuola è civiltà e che avranno modo di capire, dalle parole appassionate dell’autrice, quanto è difficile, in certi contesti, fare ciò che nelle altre scuole è la normalità.

Ps Nel 2019 ad Antonella di Bartolo è stato conferito il premio Tullio De Mauro come dirigente scolastico innovatore.

 

Domani c’è scuola

Di Antonella Di Bartolo

Mondadori, 2024

17 euro (cartaceo); 9,99 (e-book)

di Sabrina Miglio