Una generazione senza voce

La ricerca Teen’s Voice, giunta alla IV edizione, poggia su una raccolta dati che avviene nel corso dei Saloni dello Studente, la più importante manifestazione italiana dedicata all’education e all’orientamento post-diploma presente sul territorio dal 1990.

La ricerca, nel corso degli anni, è divenuta uno degli aspetti centrali dell’impegno che Campus Orienta mette nell’affrontare una delle sfide più importanti del prossimo futuro: rendere gli adulti in grado di essere all’altezza delle attese dei giovani. Le nuove generazioni, infatti, rappresentano un grande patrimonio in termini di intelligenza, iniziativa e capacità di cambiamento.

Ma quali sono le principali indicazioni che sono emerse dalla ricerca Teen’s Voice?

I Valori
I giovani, che spesso vengono rappresentati come “choosy” o “bamboccioni”, testimoniano di credere nei valori della solidarietà, della giustizia e dell’apertura verso le differenze, che si concretano nel rifiuto di scorciatoie,
opportunismi e compromessi. Per la maggior parte dei ragazzi, la riuscita nella vita dipende dalle qualità personali e dalla forza della motivazione e dell’impegno. Chiedono democrazia, giustizia, rispetto delle regole e delle differenze etniche, religiose e culturali. Per loro il mondo è veramente un villaggio globale.
La Scuola – La ricerca offre la fotografia di una generazione per cui la scuola rappresenta un’esperienza valoriale positiva e che si attende dall’università un’esperienza formativa qualificata. La curiosità e voglia di imparare è il motore più potente di sviluppo. Il ruolo della scuola emerge con forza soprattutto come fattore di
indirizzo culturale (libri da leggere, film da vedere, personaggi a cui ispirarsi) e come punto di riferimento e di mediazione con la società. I ragazzi parallelamente sono consci del digital mismatch, lamentano la scarsa tecnologia presente nelle aule e i tre quarti ritengono di essere tecnologicamente più aggiornato dei propri professori.

Il Lavoro 
Il tema del lavoro è diventato cruciale in questi anni. Un lavoro che, però, sia utile per sé stessi e per gli altri. La generazione Z(uckeberg) non intende immolarsi sull’altare della carriera: il lavoro è importante ma non totalizzante. Tempo libero, elasticità, autonomia, qualità ambientale, possibilità di dedicare del tempo alla
famiglia contano di più di prestigio sociale e potere.

La Mitologia
Analizzare i miti e le persone a cui si ispirano permette di identificare l’habitat in cui questi ragazzi vivono la loro esperienza esistenziale di giovani. Ed è proprio in questo ambito che emergono alcune delle considerazioni antropologicamente più significative. Ciò che emerge è l’assoluta frammentazione
delle risposte: complessivamente i ragazzi hanno indicato 580 personaggi da loro ritenuti un modello di riferimento, nessuno dei quali a caso. Questa moltitudine di scelte indicano una cultura sociale frammentata, che non gira più intorno a dei riferimenti simbolici ma offre una pluralità di modelli la cui rilevanza è diventata
relativa e soggettiva; il segno evidente della mancanza di un “progetto generazionale”, che ha finito per trasformare questa “bella generazione” in una generazione muta, perché incapace di aggregarsi intorno a punti di riferimento condivisi e significanti. L’assenza di modelli univoci, da assumere come riferimento, la mancanza di una mitologia generazionale impedisce a questa generazione, che pure ha al suo interno valori e idee forti, di darsi una forma e un profilo facilmente riconoscibile ed identificabile dal mondo adulto e dall’universo mediatico ed intellettuale e quindi, in ultima analisi, di parlare.

 

La Rete
Neanche la rete e i suoi personaggi hanno quel ruolo dominante che molti luoghi comuni le attribuiscono. Tutte le ricerche convergono su un dato medio di utilizzo quotidiano di internet, da parte dei ragazzi, di circa due ore. La ricerca Teen’s voice ci dice che il 40% di questo tempo viene utilizzato per l’apprendimento, il 33%
per attività ludiche e il 27% per i social.

Il Futuro
Tre le principali aspirazioni dei giovani per quanto attiene il loro futuro uno spazio particolare è riservato alla salute personale e del pianeta, ai diritti per tutti e in tutti i campi, pubblici e privati, al bisogno di comunità ed al merito. Solo una minoranza però crede che il proprio domani sarà migliore di quello dei propri genitori. Tuttavia, ciò che di più sembra aiutare i ragazzi ad avere una visione più positiva del futuro sul piano sociale e professionale, è la resilienza, ossia il sapere superare in modo costruttivo le difficoltà, riprendersi dalle delusioni e, quindi, non soccombere di fronte a una sconfitta o un dolore. Questa risorsa psicologica porta a
una maggior confidenza, senso di sano protagonismo, aiuta a diminuire il senso di paura e di sopraffazione e apre loro un orizzonte più ottimistico.

Dare voce a questa generazione muta è il solo modo che le generazioni più mature hanno per pagare il loro debito nei confronti di una generazione che conoscono poco, ma che presuntuosamente di pensa di conoscere.