Partecipare al programma di scambio Erasmus+ è giustamente considerato da molti studenti un’esperienza di vita. Prima che sia vissuta, una caratteristica che definisce questo tipo di esperienza è la mancanza di percezione della dimensione di ciò che si sta per affrontare. Tuttavia, l’impatto dell’Erasmus su chi lo vive si estende a numerosi aspetti della propria vita, e anche quest sono a volte imprevedibili nel momento in cui si è all’estero.
Quel momento, quei mesi, sono un’esplosione di vita, di divertimento, di crescita e anche di difficoltà, senza i quali mancherebbe l’aspetto formativo in un’esperienza simile. Lo studente Erasmus arriva in un Paese del tutto nuovo e deve adattarsi a un nuovo stile di vita, a nuove culture. Se non è uno studente fuorisede deve anche fare i conti con la prima esperienza “fuori casa”. Dalle piccole sfide quotidiane, la conferma dei corsi inseriti nel learning agreement, fino al dover prendere le misure con la lontananza da casa (a questo proposito, è consigliabile un atteggiamento equilibrato al fine di stare bene a lungo termine): sono diversi i passaggi da attraversare prima di iniziare a godersi l’esperienza al 100%.
I più fortunati inizieranno subito a formare il gruppo che li accompagnerà durante i mesi all’estero, magari grazie alla sezione ESN locale. In ogni caso, si è solo all’inizio di un’avventura che definirà fortemente il percorso di crescita della persona che la vive. Durante i mesi ci si accorgerà di tutto quello che era sfuggito a un primo sguardo, comprensibilmente poco attento, in relazione al contesto che si sta vivendo. Chi riesce a immergersi nell’esperienza e ad inserirsi nel tessuto sociale della realtà che vive troverà dalla sua parte un bagaglio di esperienze che gli tornerà molto utile una volta terminato l’Erasmus.
A inizio articolo ci si riferiva al periodo vissuto all’estero come un momento di crescita di cui, quando ci si è dentro, si colgono solo alcune sfumature. Inizialmente si potrà apprezzare la sensazione di sfruttare anche nelle interazioni quotidiane con i propri amici, nella voglia di continuare a scoprire nuove culture, magari anche di unirsi alla sezione locale di ESN, il lascito di un’esperienza così totalizzante.
Nel lungo periodo si potranno raccogliere altri importanti frutti della scelta di partire, di uscire dalla propria comfort zone. Il riferimento non è alla – seppur importante, spesso decisiva – convalida degli esami da parte dell’Università del proprio paese, bensì al mondo del lavoro.
Le cifre parlano chiaro. Lo “Studio di impatto sul programma Erasmus+ per l’alta formazione” ha reso noti dei dati che ne evidenziano l’importanza: quasi l’80% dei partecipanti al programma trova lavoro entro tre mesi dal conseguimento della laurea. Il campione si basa su 77.000 studenti che hanno partecipato al programma dal 2014 al 2018, un bilancio utile all’UE per decretare i fondi da destinare in futuro a Erasmus+. Il 72% del campione ritiene che l’Erasmus abbia aumentato le chance nel mondo del lavoro, percentuale che sale al 74% spostando il focus sul Sud Europa, Italia compresa. Questa “palestra” di vita dota gli studenti di strumenti molto apprezzati dai recruiter delle aziende.
I miglioramenti percepiti dagli studenti usciti da questo “acceleratore di competenze” riguardano diversi campi, non solo tecnici ma anche quello delle soft skills: una percentuale che va dal 70 all’80% degli intervistati giudica migliorate le proprie competenze settoriali, quelle del lavoro in team, in lettura e scrittura, le proprie capacità decisionali, organizzative, di problem solving e di pensiero critico, con il rinvigorimento dello spirito europeo ravvisato dall’81% del campione. Le sei eredità più comuni nei “reduci” da un programma Erasmus+ sono: il miglioramento delle proprie lingue straniere, della propria comunicazione, delle competenze interculturali, delle capacità relazionali, dell’abilità, per finire con la conoscenza del Paese ospitante.
Un vasto arsenale di conoscenze e competenze che, al momento, vengono assorbite dal 28% degli studenti europei (percentuale di coloro che fruiscono di una borsa di studio Erasmus+ sul totale dei laureati). In definitiva, ci sono molti casi di studenti brillanti che avrebbero sbaragliato la concorrenza per un posto di lavoro, se nel loro CV fosse stata presente una voce relativa a un periodo di studi Erasmus.
In un mondo del lavoro così competitivo, un’esperienza del genere può favorire fortemente la ricerca di un impiego.
Nata nel 1994, ESN Italia è la branca italiana di Erasmus Student Network, la più grande organizzazione di studenti volontari in Europa. Ogni anno sono circa 2000 i volontari italiani che si impegnano nell’accoglienza degli studenti Erasmus per l’arricchimento della società attraverso gli studenti internazionali.