Questione di orientamento

Mancano pochi giorni all’esame di maturità. Una linea netta nella vita di ogni ragazzo che si trova di fronte alle prime domande importanti: che cosa fare dopo gli esami? Che lavoro mi piacerebbe svolgere? Quale corso di laurea scegliere? Lo strumento principale per individuare la strada più adatta per il proprio percorso di studio e professionale è l’orientamento. Come quello che il Salone dello Studente di Campus, da oltre trent’anni, garantisce alle scuole e agli studenti di tutta Italia, prima con le manifestazioni in presenza, nelle fiere e nei palazzetti, e poi, in questi ultimi due anni, con le edizioni digitali che hanno portato sulla piattaforma www.salonedellostudente.it oltre un milione e 300mila ragazzi. I quali al Salone possono assistere ai webinar interattivi di presentazione di atenei, scuole e accademie nazionali e internazionali, mettersi alla prova con le simulazioni dei test di accesso all’università, sostenere colloqui di orientamento, interagire con gli esperti e con i responsabili degli atenei. Un appuntamento, quello con il Salone, che nel 2022, vedrà il ritorno dei saloni fisici, in presenza e alcune grandi novità: il debutto, a marzo, del Salone dello Studente nazionale, grazie a un accordo stipulato con Regione Lazio, e dei saloni tematici online che approfondiranno alcune discipline come l’Healthcare e le Professioni sanitarie, la Creatività, le Stem e l’Innovation o ancora l’Agrifood.
E che ci sia sempre più necessità di orientamento serio e di qualità lo dicono i numeri: a un anno dalla maturità, per il 15,3% dei diplomati la scelta universitaria non si è rivelata giusta. Fra i diplomati del 2018 che hanno deciso di continuare gli studi (71,7%), il 6,6% ha deciso di abbandonare l’università, mentre un ulteriore 8,7% ha cambiato ateneo o corso di laurea (AlmaDiploma e AlmaLaurea). Il tutto quando l’Italia occupa la penultima posizione in Europa per quota di laureati (29%, Eurostat). Scegliere in maniera consapevole il percorso formativo più adatto rimane quindi fondamentale. “Viviamo nell’era dell’economia della conoscenza, per questo la formazione diventa una variabile critica di successo per il proprio futuro professionale e lavorativo”, esordisce Domenico Ioppolo, amministratore delegato di Campus editori, la società organizzatrice del Salone. “Scuola, università, lavoro e capitale umano: Campus si posiziona al centro di questo incrocio, svolgendo il compito fondamentale di orientare i giovani”.
Non a caso anche il PNRR ha posto l’accento su una riforma del sistema di orientamento che parta addirittura dal terzo anno di scuola superiore. Un’indicazione che alle università è già ben chiara. “L’impegno degli atenei deve essere quello di estendere l’attività di orientamento lungo l’ultimo triennio delle superiori”, dice Piero Salatino, delegato del rettore all’Orientamento e ai rapporti con il sistema scolastico dell’Università Federico II di Napoli, presenza storica al Salone di Campus. Un ateneo che attrae le sue 14mila matricole annuali con sistemi tradizionali (open day, visite in aule o laboratori, incontri nelle scuole), con tecnologie multimediali e alleandosi con i docenti scolastici ai quali propone laboratori di coprogettazione di iniziative di orientamento con i professori universitari. “Far conoscere l’università e aiutare il ragazzo a capire quale potrebbe essere la sua strada non si può liquidare in incontri da 40 minuti”, continua Salatino. “Bisogna procedere con gradualità e secondo tre momenti: nel primo si mette in crisi “positiva” lo studente e lo si porta a chiedersi che cosa vuole diventare. Poi, subentra una fase positiva nella quale il ragazzo è più ricettivo, infine l’ultima fase è quella del consolidamento disciplinare, una volta acquisita coscienza delle proprie inclinazioni il ragazzo è pronto ad “assaggiare” quella disciplina in ateneo. E questi tre momenti coincidono con gli ultimi tre anni di scuola”.
Le università stanno cambiando il loro modo di fare orientamento”, conferma Tiziana Pascucci, prorettrice alle Politiche per l’orientamento e il tutorato del più grande ateneo d’Europa, la Sapienza di Roma (partner, insieme a Tor Vergata e a Roma Tre, del Salone dello Studente di Roma). “Confucio scriveva: “Se ascolto dimentico, se vedo ricordo, se faccio capisco”. Intendo dire, con questo, che non basta mostrare l’offerta formativa, è necessario che gli studenti facciano esperienze pratiche di quello che potrebbe essere il loro futuro, a partire dal terzo anno, partecipando agli eventi organizzati dalle università, ad attività presso i laboratori associati ai corsi di studio o vivendo una giornata da matricola”.
Ma come fare a capire a fondo quali sono le proprie inclinazioni e il percorso migliore per esprimere il proprio talento e la propria personalità? Per questo esistono gli psicologi dell’orientamento. Come Sergio Bettini, tra i pionieri in Italia nel settore, che al Salone dello Studente, negli anni ha incontrato e orientato migliaia di ragazzi. Il suo suggerimento principe? Continuare gli studi e sceglierli ascoltando i propri interessi di sempre, quelli che Freud chiamava indistruttibili. “Il futuro è prevedibile finché non diventa imprevedibile e si modifica in base ai comportamenti e alle scelte di ognuno, dunque più che alle previsioni è meglio dare ascolto ai desideri e alle predisposizioni personali e fare in modo di acquisire una buona preparazione che aprirà strade in settori lavorativi diversi”, sostiene lo psicologo. Che di questi suoi suggerimenti, occupandosi di selezione del personale, dà un feedback concreto. “Recentemente, per un’assunzione in un’azienda di servizi, ho suggerito un laureato in Storia”, racconta. “La competenza richiesta era infatti saper analizzare problemi complessi, operare per fact-checking, suggerire soluzioni originali”. E quindi anche saper lavorare in team diventa fondamentale, visto che nelle aziende operano fianco a fianco laureati in Filosofia e in Informatica, in Lettere e in Ingegneria, in Arte e in Economia.
Scegliere quindi in base alle proprie inclinazioni come prima regola. Lo dice anche chi, per esperienza, possiede uno sguardo lungimirante sul mercato del lavoro, come Fabrizio Bontempo, presidente dell’Associazione nazionale Giovani Consulenti del Lavoro, organismo che da anni è partner del Salone. È inevitabile, insieme a lui, lanciare uno sguardo più lontano e chiedersi se la propria passione, qualunque essa sia, potrà trasformarsi in una professione. “Se facciamo qualcosa che amiamo siamo molto più efficaci e felici e di questo ne beneficiamo noi e le organizzazioni in cui siamo coinvolti”, dice. “Tuttavia il mondo sta cambiando molto velocemente e la scuola a volte arranca, diventa quindi fondamentale completare la formazione andando a prendere fuori le competenze che ci servono, come l’inglese o le skill digitali”. Anche perché i risultati delle ultime prove Invalsi parlano chiaro: “La Dad ha provocato un abbassamento consistente delle competenze”, conclude Tiziana Pascucci. “Su 470mila studenti testati, il 44% non raggiunge risultati adeguati in italiano e il 51% in matematica. Questo non deve scoraggiare i ragazzi, che possono invece migliorare o potenziare le proprie conoscenze esercitandosi tramite le prove che gli atenei mettono a loro disposizione”.

 

Articolo di Sabrina Miglio