“Dopo la maturità non si sceglie solo un corso di laurea ma un progetto di vita”

Gianluca Piccinini, delegato del rettore per l’orientamento al Politecnico di Torino, spiega come sono cambiate nel tempo le esigenze degli studenti, come funziona un ufficio di orientamento e come un ateneo moltiplica i servizi di aiuto per loro: dal tutoraggio all’assistenza digitale in remoto. sino alla novità didattica de “Le grandi sfide”: insegnamenti a cavallo fra competenze tecniche e skills umanistiche
Riparte l’anno accademico e anche i neo-diplomati sono pronti a scegliere il loro futuro universitario. Nelle loro decisioni, un ruolo cruciale lo svolgono gli Uffici di Orientamento e Placement, presenti anche ai Salone dello Studente di Campus per aiutare i giovanissimi durante tutto l’anno, e per rispondere alle loro richieste di informazione e indirizzo. Gianluca Piccinini, è il delegato del rettore per l’orientamento del Politecnico di Torino. Con lui Campus Magazine passa in rassegna i compiti di questa funzione, l’utilità che ne traggono gli studenti e le specificità che questo ufficio svolge in un Politecnico.
L’orientamento è uno degli ambiti più delicati delle scelte di formazione e quindi di vita: in che cosa consiste?
Ci sono due livelli di azione: uno più generale e uno più applicato agli studenti. Il primo riguarda tutte le attività organizzative sull’orientamento: poiché siamo un ateneo con molti corsi di studio, l’attività va pensata e coniugata per ciascuno indirizzo disciplinare. Per gli studenti, invece, organizziamo incontri per aiutarli a capire quasi sono le loro reali aspettative. La loro scelta è spesso condizionata da una serie di vincoli derivanti da esperienze sia personali, sia familiari: ciò li porta a non interrogarsi abbastanza sulle attese che hanno dagli studi che si intraprendono.
Come aiutate gli studenti?
Nei dialoghi con loro cerchiamo di capire che cosa effettivamente si aspettano dalla scelta di un corso universitario, tenendo conto che essa condizionerà profondamente buona parte della loro esperienza lavorativa. Prima di offrire informazioni di merito serve capire che cosa lo studente si attende da un corso di studi, tenendo conto che oggi queste aspettative non solo strettamente economiche e professionali in senso classico: l’impronta sociale che avrà un lavoro riveste infatti un ruolo centrale nella loro scelta odierna, specie per materie come le nostre, a partire da tutti i corsi di ingegneria, che aiutano a risolvere molti problemi pratici della società e che quindi cambiano la qualità della vita degli individui e della società. Le aziende oggi si preoccupano molto di più di questi aspetti rispetto al passato, e quando assumono un dipendente cercano di spiegargli l’impronta etico-sociale che egli da lavoratore eserciterà nella società: un fattore che sta diventando sempre più fondamentale anche nelle richieste e nelle scelte universitarie degli stessi giovani.
Che cosa intende per impronta etico-sociale di una professione?
Significa che la professione cui prepara un corso di laurea non è costituita solo da esperienze tecniche, ma che avrà ricadute nella vita sociale, degli individui e della collettività come dell’ambiente. Il giovane lavoratore di oggi non è un cieco risolutore di problemi, come in passato è stato visto per lungo tempo un ingegnere, ma un essere umano il cui operato comporta una ricaduta e un impatto sull’attività e sulla vita delle persone che lo circondano, oltre che sull’ecosistema circostante.
Come si svolge l’attività organizzativa di un Ufficio orientamento come il vostro?
Si esplica in un insieme di servizi a supporto dell’istruzione, che da un lato deve garantire l’esistente, ovvero l’aspetto tradizionale della nostra professione: organizzare e realizzare le occasioni per incontrare gli studenti, preparare il materiale informativo con cui offrire nel momento giusto tutte le informazioni. Dall’altro lato c’è la fase dell’innovazione dell’orientamento: capire come i sistemi debbono evolvere per aiutare in modo più efficace gli studenti. In questo periodo cerchiamo di far scoprire agli studenti nel modo più precoce possibile la loro vocazione in termini di scelta di professione e scelta di studi. E attività che stimolino gli studenti nella loro maturazione, come progetti Pcto di tutorato e orientamento che permettono già agli studenti del quarto anno delle superiori di venire in università, vivere esperienze di laboratorio, confrontarsi con giovani ricercatori e cominciare a capire se questo mondo è davvero il percorso che immaginavano e che trovano adatto a loro.
Quali sono le domande più ricorrenti che pongono gli studenti?
I loro interrogativi prevalenti oggi sono diversi da quelle anche solo di pochi anni fa: riguardano il ranking dell’università, il tipo di titolo che possono conseguire, il suo grado di riconoscimento, la sua internazionalità, l’efficacia che può avere in un mondo lavorativo sempre più sovranazionale. Insomma, gli studenti si sono ‘sofisticati’, perché hanno ormai consapevolezza dell’importanza di questi nuovi aspetti nella scelta di un corso di laurea. Molti di loro, poi, proseguono gli studi con un master, un dottorato o un periodo di lavoro all’estero subito dopo il titolo, quindi nella loro generazione e nei loro gruppi amicali si sviluppa una sensibilità che non è più esclusivamente locale.
Molti studenti scelgono il corso di laurea anche in relazione all’impatto sull’ambiente…
È una sensibilità, quella ecologica, che gli studenti hanno sempre storicamente avuto, ma che nelle ultimissime generazioni si è rafforzata vistosamente. Negli incontri di orientamento manifestano interesse all’implicazione tra le professioni a cui preparano i corsi di laurea e il loro impatto sull’ambiente. Un tempo era davvero inusuale ricevere richieste così specifiche. Gli studenti di oggi preoccupano molto più di prima del contributo che loro stessi, come futuri professionisti, potranno dare al miglioramento dei problemi ambientali. Anche se si avvicinano a una disciplina meramente tecnica, sono molto più motivati dal punto di vista umano rispetto alle matricole del passato. Un tempo i giovani non assegnavano un ruolo così centrale ad aspetti non immediatamente pertinenti alla tecnicalità delle discipline prescelte. Adesso la qualità della vita e dell’ambiente sono da loro molto più rivendicati. Hanno una visione più completa, olistica, della loro scelta universitaria e personale.
 Insieme all’orientamento, è il placement l’ambito determinante per un universitario: ci sono collaborazioni/interazioni fra i due settori del vostro ateneo?
Serve distinguere gli studenti della laurea triennale da quelli della specialistica. Nell’ambito della laurea triennale sono le famiglie, più degli studenti, a rivolgersi al nostro ambito: a quell’età il mondo del lavoro è visto ancora abbastanza distante, con una prospettiva che non crea urgenze di informazione più puntuali. La vera scelta dal punto di vista delle aspirazioni dello studente avviene con la laurea magistrale: è un momento di secondo orientamento in cui l’ambito placement diventa fondamentale. Organizziamo pertanto giornate di incontro presso le aziende, con nostri ex studenti ma non solo, con persone che rivestono un ruolo di responsabilità affinché i nostri studenti comprendano quale sarà effettivamente l’ambito concreto in cui un determinato corso di studio sfocerà a livello di professione. Si tratta di incontri dalla duplice finalità: per aprire le porte del mondo del lavoro agli studenti da un lato; consentire alle aziende di realizzare sinergie anche con la didattica in aula delle università.
Questa settimana avrà luogo il decimo Salone dello Studente di Torino (6-7 ottobre): che tipo di apporto offrite ai giovani frequentatori dell’iniziativa in cerca della loro futura strada?
Cerchiamo di replicare il modello dell’edizione 2019, l’ultimo anno della fiera in presenza, perché l’esperienza pre-pandemia era stata molto positiva. Il punto strategico in presenza è costituito dal desk: ampio e con mobilitazione di più persone dall’ufficio orientamento, per rispondere a tutte le domande. Poi organizziamo gli incontri con gli studenti per presentare il metodo di studio, gli obiettivi formativi, gli aspetti innovativi dell’ateneo. Questi due anni di pandemia ci hanno insegnato che i momenti di incontro telematico sono certamente fondamentali, perché utilizzabili in più occasioni, ma gli incontri di persona restano irrinunciabili.
Quali sono le novità didattiche del Politecnico di Torino per questo nuovo anno accademico 2022-23? E come si stanno rinnovando i suoi asset storici in questi anni di progressiva digitalizzazione, visto che le discipline insegnate (Architettura e Ingegneria in primis) sono oltretutto spiccatamente vocate al progresso tecnologico?
Abbiamo lavorato sull’innovazione in diversi aspetti. Per esempio, abbiamo incrementato l’attività di tutorato e ampliato i momenti di aiuto agli studenti che seguono i corsi del primo anno, quelli che sono percepiti come i più difficili e pesanti. La pandemia è stata per gli studenti una difficoltà aggiuntiva, nonostante il potenziamento dei servizi a distanza, di cui prima fra l’altro non esistevano neppure i supporti tecnologici oppure, se c’erano, non ne facevamo sufficiente uso. Adesso gli studenti usano il digitale anche a supporto dell’attività in presenza. Per esempio, se perdono una lezione possono recuperarne traccia on-line. L’università però resta un luogo essenzialmente di incontro, perché l’attività a distanza non è efficace in termini di motivazioni e coinvolgimento. Tuttavia, su attività specifiche come il tutorato, la tecnologia in remoto si rivela una grande alleata. Nella didattica abbiamo inaugurato il ciclo disciplinare che abbiamo chiamato “Le grandi sfide”: si tratta di insegnamenti a cavallo tra competenze tecniche e skills umanistiche, che vedono impegnati a cooperare fra loro docenti di entrambi gli ambiti. È una novità che piace molto agli studenti perché consente loro di acquisire una formazione più ampia di quella prevista dal piano di studi canonico del corso di laurea prescelto. Altra novità sono le challenge: momenti laboratoriali in cui gli studenti collettivamente sono posti di fronte a un preciso problema di un attore industriale. Con l’avvallo dei propri docenti e ricercatori, ma anche in collaborazione coi rappresentanti dell’azienda in questione, cercano di trovare soluzioni concrete al problema proposto: un modo moderno ed efficace di porre lo studente nella condizione di mettere in campo le competenze acquisite.
Perché uno studente dovrebbe iscriversi al Politecnico di Torino? Qual è il vantaggio di studiare in una sede di medio-grandi dimensioni di un grande capoluogo di regione come il vostro?
La grande storica competizione con il Politecnico di Milano ha condotto entrambi a cercare di migliorarsi anche alla luce dei risultati raggiunti dal vicino ateneo perché, come in ogni attività sportiva, il confronto ci porta a crescere. Il numero di studenti che partecipano ai nostri test di ammissione negli ultimi anni è cresciuto di oltre il 50%, metà di loro proviene da altre regioni. Siamo universalmente riconosciuti, con posizioni nei ranking internazionali in costante miglioramento; presentiamo ottimi margini di successo nelle carriere dei nostri iscritti. Infine, la città di Torino presenta alcuni aspetti competitivi: il costo della vita e dell’alloggio è molto più basso di altre grandi metropoli. È una realtà culturalmente molto vivace, ricca di attività e servizi: sportivi, culturali, ricreativi. E vanta un ottimo rapporto con la rete delle imprese. Preso isolatamente, ciascuno di questi elementi non sarebbe determinante, integrati fra loro sono elementi che fanno la differenza.
Infine, l’attore principale di un Salone dello Studente, come di un ateneo, è lo studente, specie se matricola: che consigli rivolge a questo soggetto (prezioso per il futuro del Paese quanto vulnerabile per la fase di vita che sta attraversando), per affrontare al meglio sia l’inizio dell’esperienza universitaria, sia l’evento dedicato alla scelta del corso di laurea?
In quella fascia di età le tendenze naturali e i punti di forza di uno studente possono essere oscurati da altri fattori di scelta indotti dall’ambiente circostante. Il mio consiglio è quello di privilegiare sempre la propria curiosità e il proprio interesse culturale e scientifico. Solo questi possono garantire una vita professionalmente lunga. Diversamente, le competenze acquisite subiscono un invecchiamento precoce. Insomma, il consiglio è di scegliere ciò che veramente interessa, e per il quale si ha la curiosità di fare e di innovare.

 

Testo di Ottaviano Nenti