Gli esami non finiscono mai

Affrontare un esame può provocare stress. Lo psicologo Sergio Bettini ci spiega che cosa accade nel nostro organismo e ci spiega quali sono i fattori che generano lo stato d’ansia

Chiunque abbia intrapreso studi ha probabilmente sperimentato personalmente delle situazioni che sono percepite e vissute come pericolose: durante l’interrogazione si corre il rischio di non saper rispondere, di prendere un brutto voto o addirittura di essere bocciati facendo così una brutta figura agli occhi di tutti.
Quando una persona si trova in una condizione che percepisce come pericolosa il suo organismo si “attiva”, rende cioè disponibili tutte le sue risorse per essere preparato al meglio ad affrontare il pericolo imminente (processo di attivazione). Le modificazioni fisiologiche che questo processo comporta prendono il nome di ansia, paura, stress. Non esiste un criterio univoco di distinzione ma genericamente si può dire che:
la paura è la reazione a un pericolo reale o potenziale che minaccia l’incolumità fisica;
l’ansia è la reazione a una situazione non specifica o non ben definita in cui la minaccia è vissuta come diretta contro l’autostima;
lo stress è uno stato di attivazione più intensa rispetto alle precedenti.
La risposta di attivazione è una reazione normale e necessaria che si è sviluppata negli esseri viventi per permettere loro di affrontare una situazione di pericolo nel modo più efficace.
Se la condizione di attivazione risulta essere troppo elevata, essa rischia di essere controproducente e può influenzare negativamente la prestazione del soggetto. Per esempio durante l’interrogazione un eccessivo stato d’ansia può rendermi la mente confusa, influenzare negativamente le mie capacità mnemoniche e non permettermi di ricordare le lezioni apprese.
Infatti, tra attivazione e prestazione (apprendimento, memoria, processi di decisione, ecc.) esiste una relazione curvilinea per cui se l’attivazione è molto bassa porta a uno scarso rendimento dell’individuo in quanto questo non è sufficientemente reattivo; a mano a mano che il livello di attivazione aumenta migliora il livello della prestazione. La prestazione è ottimale a un livello di attivazione poco più che intermedio; da questo momento ogni ulteriore aumento di ansia produce degli effetti deleteri sul rendimento del soggetto. Tutto ciò può essere rappresentato come segue:
La risposta di attivazione (l’ansia per gli esami) è uno stato d’animo sano, è una razione innata, adattiva e utile se mantenuta entro determinati limiti. Ciò a condizione che l’ansia si riferisca all’accadimento di fatti che noi possiamo in qualche modo evitare: la paura dovremmo averla quando incominciamo a studiare per un esame, quando cioè possiamo ancora fare qualcosa per evitare lo stato d’ansia del momento della prova. Al momento dell’esame quel che è stato è stato, aver paura non serve più, anzi può solo farci danno. In altre parole, la paura degli esami è uno stato d’animo irrazionale se insorge in prossimità dell’evento in quanto è assurdo preoccuparsi quando non c’e più niente da fare; al contrario, ben venga la paura degli esami se questa è paura sana e anticipatoria; essa è un’esperienza che fornisce energia per investimenti a lungo termine.
 
L’ansia da esame
E’ noto che nei giorni dell’esame l’organismo è in uno stato di stress psicofisico. L’ipotesi che lo stato d’ansia sia associato a un decremento delle prestazioni cognitive è antica ed ha stimolato ricerche fin dall’inizio del secolo: le persone che provano ansia da esame percepiscono la situazione d’esame come difficile o minacciosa, considerano sé stessi non in grado di superarla e hanno molta difficoltà a concentrarsi sul compito d’esame.
Più precisamente, l’ansia da esame coinvolge sia la sfera fisiologica sia quella psicologica:
  1. sfera fisiologica: consiste in uno stato di elevata e persistente attivazione sottocorticale che influenza alcune importanti funzioni quali il battito cardiaco, il ritmo respiratorio, la temperatura corporea. Quando un organismo riceve degli stimoli esterni e li interpreta come pericolosi, viene messa in allarme una zona del cervello che attiva l’ipotalamo che a sua volta attiva il sistema nervoso autonomo il quale si incarica di produrre tutte le componenti della reazione di stress.
Tutto ciò fa parte della natura dell’uomo: è una forma innata di adattamento all’ambiente esterno indispensabile per la sopravvivenza. La difficoltà oggi è dovuta al fatto che nella nostra società normalmente noi non dobbiamo affrontare, come una volta facevamo invece nella vita selvaggia, dei pericoli di natura fisica che pongono a repentaglio la nostra sopravvivenza e a causa di questo dobbiamo o fuggire o attaccare fisicamente. Più frequentemente ci troviamo di fronte a pericoli di natura intellettuale o morale che per essere risolti necessitano solo di un buon livello di attivazione corticale senza tutte le altre componenti della reazione neurovegetativa. I centinaia di anni di civiltà non sono stati sufficienti a mutare le nostre risposte fisiologiche così che talvolta reagiamo di fronte a un problema intellettuale (calcolo matematico) con la stessa reazione fisica che sarebbe appropriata alla presenza di un pericolo fisico (animale feroce). In conclusione, è quindi normale e fisiologico trovarsi con le mani sudate e il cuore che sembra esplodere a pochi minuti dall’inizio della prova d’esame.
  1. sfera psicologica: si tratta di eventi cognitivi che compaiono quando si è esposti alla situazione d’esame quali: anticipazioni catastrofiche, previsioni di esito negativo della prova, pensieri di autocommiserazione e disistima nelle proprie capacità scolastiche. I dati sembrano indicare che in numerosi casi, il soggetto con elevata ansia da esame non sa usare al meglio il suo tempo di studio, non è capace di affrontare l’argomento di studio utilizzando una strategia adeguata ad una veloce e corretta comprensione del testo, di automotivarsi, di autorinforzarsi. In assenza di queste abilità è possibile che la persona non riesca ad immagazzinare quanto le serve per superare l’esame; viene così accresciuta la possibilità di una cattiva resa all’esame che a sua volta svolgerebbe un’azione retroattiva negativa sulla stima che il soggetto ha verso sé stesso. Ciò lo porterebbe a percepire la situazione d’esame con tonalità ancora più minacciose rispetto al passato e ad incrementare il suo livello d’ansia. A titolo informativo, presso il Centro di Orientamento Scolastico Professionale della città di Alessandria vengono svolti già da alcuni anni brevi corsi sul metodo di studio rivolti a studenti delle scuole medie superiori. Sulla base di questa prima esperienza positiva, e nell’ambito del progetto di lavoro denominato “Produttività delle istituzioni formative”, sono in previsione incontri individuali di rinforzo sull’organizzazione allo studio per gli studenti universitari che ne facessero richiesta.
Tra queste due componenti esiste uno stretto rapporto di interdipendenza in cui la preoccupazione per la prova d’esame (sfera psicologica) tende ad incrementare il livello di attivazione sottocorticale (sfera fisiologica) che, a sua volta, genera preoccupazioni più negative e persistenti. Si viene così a creare un circolo chiuso che avrà effetti devastanti sulla prestazione del soggetto.
Quanto appena detto evidenzia un fatto fondamentale: le persone non sono vittime passive della situazione ansiosa in quanto quest’ultima non è mai dovuta unicamente all’evento in quanto tale, ma dipende in gran parte da come esso viene soggettivamente codificato, da come viene interpretato dall’individuo ed è proprio questo l’aspetto che alla fine determina l’esito della situazione. Un evento quindi non necessariamente viene valutato come stressante: ciò dipende dalla storia personale e da come esso viene vissuto dal singolo individuo.
 
Quali sono i fattori che generano l’ansia da esame?
Le ipotesi formulate sino ad oggi e in seguito a diversi studi condotti sono riconducibili a due categorie.
  1. Da un lato un primo fattore può essere ritrovato nel passato del soggetto: è probabile che l’individuo ansioso abbia nel passato vissuto personalmente, oppure abbia visto vivere da altri, esperienze valutative sfociate in risultati più o meno clamorosamente negativi. Ciò può aver creato le condizioni per l’insorgere di pensieri anticipatori di risultati negativi e delle conseguenti risposte neurovegetative.
  2. Un secondo fattore fa riferimento ad elementi più prossimi al vissuto del soggetto sia “esterni” che “interni”. I primi includono la difficoltà dell’esame, le caratteristiche ambientali in cui ha luogo la prova, le abilità dell’esaminatore; i secondi, interni all’individuo, includono la percezione dell’esame da parte del soggetto, il grado di autostima.
La letteratura classica ha messo infatti in evidenza come gli stati d’ansia collegati a richieste di prestazioni (come gli esami) siano strettamente connessi al livello di autostima. Paolo Legrenzi (1994) descrive così la tipica persona che entra in ansia di fronte agli esami: “si tratta di un individuo che spesso ha una bassa autostima determinata dal fatto che gli esami vanno male (scarsa attitudine agli esami), il che è a sua volta collegato a una disapprovazione da parte del suo ambiente sociale e a una sua insufficiente voglia di studiare dato che ha poco gusto per lo studio. Questo circuito psicologico sembra perpetuarsi all’infinito senza che si possibile trovare una via d’uscita”.
Come superare la paura degli esami? Legrenzi sostiene la necessità di uscire dal circolo, fare un salto, ricominciare una nuova storia attraverso l’impiego di alcune strategie che riportiamo di seguito sinteticamente:
strategia della novità – è centrata su un salto verso il nuovo e l’abbandono del passato. Bisogna valorizzare le novità rispetto alle esperienze passate: si aveva paura degli esami scolastici ma non più di quelli universitari che sono tutto un’altra cosa in quanto possono essere scelti e programmati con calma.
rottura del circolo vizioso – si tratta di rompere il circolo dall’interno cambiando di significato ai suoi anelli: “ora farò vedere a me stesso e agli altri di cosa sono capace”.
logoramento di un anello del circolo – in questo caso si affronta il problema di petto (cioè la paura degli esami) attraverso la familiarizzazione con il problema stesso (assistere all’esame più volte, simulare una situazione d’esame…).
tattica della coscienza a posto – se è stato fatto tutto il possibile durante la preparazione per l’esame si deve stare tranquilli perché anche se va male ciò è dovuto a fattori per i quali non era possibile per noi fare niente.

 

Articolo di Sergio Bettini