Gli ITS italiani dopo l’arrivo del Pnrr: a che punto siamo?

 

 

Al Salone dello Studente di Torino, davanti a circa 500 studenti, l’orientamento e lo stato dell’arte della formazione terziaria professionalizzante sono stati il focus dell’evento inaugurale. Le aziende del Piemonte, regione ospitante, nel solo quadrimestre settembre/dicembre cercano 84.000 lavoratori ma ne trovano solo la metà (fonte Unioncamere-Anpal).

Continua a pesare il disallineamento fra le competenze offerte da chi cerca occupazione e quelle di cui han bisogno le aziende.

I contributi di Carmela Palumbo ministero Istruzione e Merito, Elena Chiorino, assessore Regione Piemonte, Marco Gay, presidente Confindustria Piemonte, Fabrizio Bontempo, Ordine Consulenti del Lavoro e Giulio Genti, Rete ITS Italy e ITS ICT Piemonte, moderati da Domenico Ioppolo, ad Campus.

 

Se c’è un percorso didattico che oggi è “on fire” più degli altri esso va forse ricercato negli ITS Academy. Secondo una ricerca condotta da IndireITS Academy. Monitoraggio nazionale 2023”, a un anno dalla fine degli studi, l’86,5% dei diplomati ITS ha già trovato occupazione, oltretutto, per il 93,6% di essi, in un ruolo perfettamente coerente con il percorso di studi frequentato. È da questi dati che è partito l’atteso brainstorming del Salone dello Studente di Torino.
Al “Convegno nazionale Sistema ITS. Il ruolo delle ITS Academy nello sviluppo dei futuri professionisti per la crescita del Paese”, il Salone dello Studente di Torino, negli spazi del Lingotto Fiera, il 9-10 novembre, ha tracciato un bilancio sulla crescita degli Istituti tecnici superiori post-diploma dopo il rilancio arrivato con il Pnrr 2022. Un ambito formativo foriero di lavoro, le offerte delle imprese del Piemonte (la regione che ospita questa tappa di Campus) tra ottobre e dicembre 2023 saranno oltre 84mila. A ottobre il 14% delle assunzioni ha riguardato laureati e il 30% diplomati. Ma per oltre la metà di questi (52,3%) le posizioni sono di difficile reperimento per il disallineamento tra le competenze in possesso di chi cerca lavoro e quelle ricercate dalle imprese. I profili più richiesti dalle aziende agli ITS Academy sono tecnici elettronici, progettisti e amministratori di sistemi, analisti e progettisti di software, elettricisti nelle costruzioni civili, attrezzisti di macchine utensili.
L’incontro di Torino si è avvalso dei contributi di Elena Chiorino, assessora a Istruzione e Merito, Lavoro e Diritto allo studio di Regione Piemonte; Marco Gay, presidente Confindustria Piemonte; Fabrizio Bontempo, tesoriere dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro; Giulio Genti, comitato di Presidenza Rete ITS Italy e direttore generale ITS ICT Piemonte, moderati da Domenico Ioppolo, amministratore delegato di Campus. In collegamento Carmela Palumbo, capo dipartimento Ministero dell’Istruzione e del Merito.
Carmela Palumbo capo dipartimento Ministero dell’Istruzione e del Merito. “Nei decreti ministeriali, in accordo con le Regioni, abbiamo cercato di toccare alcuni punti focali di questa offerta formativa con l’obiettivo sia di offrire ruoli professionali interessanti per le imprese, sia di ridurre la dispersione giovanile che grava sui percorsi di studio universitari quinquennali. Prima di tutto abbiamo riorganizzato i percorsi in 10 aree tecnologiche, che vanno dall’edilizia alla tutela ambientale, individuando per i profili professionali in uscita di ogni area le due grandi transizioni in corso, quella green e quella digitale, sino a moda, riciclo, edilizia, alimentazione, cybersecurity. Altro aspetto importante è l’ottenimento del riconoscimento dei crediti del sistema universitario. Chi dopo il biennio in Its vorrà continuare gli studi potrà iscriversi a una laurea universitaria. L’opzione dell’Its offrirà così sia un sicuro sbocco lavorativo coerente con il diploma conseguito, sia la possibilità di continuare ad approfondire lo studio attraverso un meccanismo di riconoscimento dei crediti per entrare all’università.  Per chi non è sicuro della scelta universitaria, ma non si vuole fermare al diploma, forse è meglio non perdere due anni di università per poi cambiare, ma compiere una scelta di questo tipo che è reversibile, ovvero permette di strutturare altri percorsi senza perdere anni di studio”.
Giulio Genti, comitato di Presidenza Rete ITS Italy e direttore generale ITS ICT Piemonte. “Finalmente dopo 100 anni di scuola italiana prende consistenza un canale terziario più tecnico le cui potenzialità in Italia non sono mai state percepite, come per esempio in Francia o Germania, dove questi percorsi didattici professionalizzanti sono largamente diffusi. In tutta Europa il sistema terziario professionalizzante esiste da 40 anni e arriva a cubare oltre il 20% della popolazione che sta svolgendo percorsi di istruzione terziaria. In Francia il 43% della popolazione ha una formazione terziaria,  composta da un 26% di laureati e dal 17% di persone che frequentano percorsi tecnico-specialistici. Questo gap però lentamente lo stiamo riducendo e la presenza oggi di centinaia di giovanissimi ne è la prova. Bastano anche i numeri per suffragarlo: nel 2011 gli Its erano partiti con 86 allievi, ora siamo a quasi 26.000 e puntiamo a 60.000 iscritti per il 2025. Bisogna investire nell’insegnamento della lingua inglese, ma anche in quello dell’intelligenza artificiale: si dice che toglierà il 30-40% dei posti di lavoro che però saranno compensati da nuove professioni. E non solo, i posti persi saranno quelli con più basse remunerazioni a fronte di nuovi ruoli meglio retribuiti perché più specializzati. Agli Its arrivano anche studenti dall’università. Non perché hanno fallito, magari sono anche in ordine con gli esami, ma perché si rendono conto che un Its soddisfa meglio le loro aspirazioni, offrendo quelle competenze trasversali richieste dall’accelerazione tecnologica cosiddetta 4.0”.
Marco Gay, presidente di Confindustria Piemonte, così si è presentato alla platea di alunni e insegnanti: “Per il mondo del lavoro che rappresento è arrivato il momento di lavorare di più insieme con gli studenti e i docenti. Avete un carico di responsabilità che forse oggi, giustamente, a 18 o 19 anni ancora non sentite e quindi ancora non pensate ai futuri ambienti che vivrete al lavoro, ma sappiate sin d’ora che la fabbrica non è più quella che vediamo spesso in televisione: è sempre più un luogo di trasformazione con un’attenzione allo stare bene all’interno del luogo di lavoro e alla partecipazione. La puzza di fabbrica si è oggi trasformata in un profumo di fabbrica. C’è grande bisogno di giovani che entrino nelle aziende e portino le loro capacità, il loro talento e la loro preparazione. In Italia su 60 milioni di cittadini lavora solo la metà e ci sono ben 2 milioni e mezzo di ragazzi come voi che non studiano e non lavorano. Serve un grande rinnovamento: i giovani forse non sono choosy (svogliati, ndr) come diceva un ministro anni fa, vanno semplicemente aiutati e stimolati. Nelle aziende si parte da cosa sapete fare. Più che da quello che avete studiato, serve sapere quanta voglia avete veramente di continuare a imparare e a studiare. Anche perché l’intelligenza artificiale accelera il ricambio fra le professioni e perciò necessita di rafforzare l’attitudine al cambiamento. E voi giovani siete i portatori di quell’innovazione che serve a un’azienda per agganciare il cambiamento. Tanto che, se vi dimostrerete bravi, sarete coloro che un giorno quell’azienda la guideranno per andare nella direzione successiva. Sul tema delle nuove tecnologie invece bisogna fare chiarezza: nessuno si aspetta che tutti voi diventiate programmatori o esperti di intelligenza artificiale ma che capiate questo mondo e siate in grado di dialogare con i suoi esperti a prescindere dal mestiere che farete”.
Fabrizio Bontempo, tesoriere dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro. “Abbiamo il 30% di disoccupazione giovanile e la percentuale di Neet più alta d’Europa insieme alla Romania. A volte, è vero, la causa è anche da ricercare nella presenza di imprenditori che non vogliono pagare o vogliono pagare poco i lavoratori. Ma spesso è un problema di competenze. A voi studenti, dico di scegliere bene il percorso di studi per essere felici in futuro. Riflettete, quante soddisfazioni vi dà sentirvi dire che siete svogliati, che non intraprendete i percorsi di studio più proficui, che non vi interessa crescere. Quanti di voi sono contenti di questa etichetta che ormai è stampata addosso. Il passaggio al post-diploma è uno spartiacque: prendete tutta la fatica che avete fatto negli ultimi 18 anni della vostra vita e decidete dove puntare. Per non entrare in quel circolo vizioso in cui l’istruzione ha poi bisogno della riqualificazione professionale. Nel frattempo gli anni passano e vi trovate over 30 a vivere con papà e mamma, che sono felicissimi di ospitarvi ancora, ma non so quanto voi siate realmente contenti a non essere ancora indipendenti. Per emanciparsi professionalmente serve dare importanza alle competenze informatiche, tecnologiche che voi siate appassionati di lettere o di informatica queste due cose viaggeranno necessariamente insieme. I posti di lavoro verranno cambiati dalle tecnologie e sostituiti da voi che avrete quelle competenze, per esempio come certificare i dati che alimenteranno i programmi di intelligenza artificiale, oppure analizzare la sensoristica sugli impianti di produzione per vedere quando svolgere le manutenzioni. Dovete essere capaci di competere con correttezza e ambizione coi vostri colleghi perché è così che vi aiuterete. Non c’è una scuola, una formazione che ti può preparare a lavori che usciranno da qui a 5 anni perché oggi non esistono. Invece una competenza che le aziende chiederanno sempre è la capacità di lavorare in gruppo, di coordinare, e questo non si studia, si acquisisce alla vostra età facendo volontariato o quelle attività che vi permettono di lavorare insieme agli altri, anche la politica ovvero la capacità di esprimere il proprio pensiero e di elaborare qualcosa che vi permetta di dire anche solo quello che pensate. Stare tutto il giorno su Tik Tok o Instagram  non è la comunicazione”.
Elena Chiorino, assessora a Istruzione e Merito, Lavoro e Diritto allo studio di Regione Piemonte. “Il momento della scelta è un momento complesso e dobbiamo fare in modo che possa essere maturata, cioè che non si parli di orientamento o di opportunità solo nel momento in cui dovete scegliere, ma che sia un percorso costante che accompagna tutti, addirittura dalle scuole elementari, per cercare di capire tutte le opportunità che ci sono e soprattutto di capire le vostre attitudini e quello che vi piacerebbe sviluppare nel mondo del lavoro. Penso che sia fondamentale soprattutto restituirvi quella voglia di futuro, di mordere che ogni tanto invece qualcuno, con una narrazione non veritiera, cerca di spegnervi. Viene raccontato che questa è una nazione in declino, che qui non potete pensare di avere un futuro ma che, se volete avere davvero successo nella vita, dovete essere molto fortunati o pensare di andare all’estero. Mi fa molta rabbia perché si rischia di uccidere le vostre ambizioni, la vostra voglia di impegnarvi, il vostro desiderio di studiare e credere in qualche cosa. Pensiamo a che cos’è il made in Italy, uno dei marchi più conosciuti al mondo. L’Italia è la seconda potenza manifatturiera d’Europa, la settima potenza economica mondiale nonostante occupi solo una limitatissima porzione del planisfero e la sua popolazione sia una percentuale piccolissima di quella mondiale. Eppure ha creato e crea continuamente tutti i giorni i marchi più ambiti e più conosciuti al mondo. Potrebbe già bastare questo per raccontarvi che questa nazione può dare futuro, ma chiede che si creda nelle opportunità che offre. È una nazione che vanta un pullulare di piccole e medie imprese e persino di micro imprese familiari artigiane. Ma quando ci sono tante Pmi significa che ci sono tanti liberi professionisti che lavorano per fare in modo che quelle imprese funzionino e stiano bene sul mercato. Dall’altra parte sappiamo anche che abbiamo i cervelli in fuga, ma leggiamo anche il dato in positivo: vuol dire che noi in Italia abbiamo ancora un sistema di istruzione che sa formare quei cervelli che, non a caso, sono molto ambiti all’estero. Qualunque lavoro voi andrete a fare diventerà una parte integrante sostanziale di quel made in Italy che ci rende grandi del mondo per il quale dobbiamo essere tutti orgogliosi, dal turismo all’enogastronomia alla creatività, il saper fare in termini manuali. Se i percorsi Its non crescono con trend più elevati è anche per colpa nostra, perché non li stiamo comunicando a sufficienza. Però se siete qua, a eventi come il Salone dello Studente, significa che siete già sulla strada giusta perché, se non vi offrono dall’esterno sufficienti informazioni, siete in grado di venirle voi a cercare dove le potete ottenere”.

 

di Ottaviano Nenti