Le arti multimediali del futuro

Roberto Cicutto, presidente della Biennale di Venezia, sovrintende a una Fondazione che rappresenta arte, architettura, cinema, danza, musica, teatro, archivi storici, ed è perciò una voce interessante per offrire suggestioni a tutti quei giovanissimi che si sentono attratti dalle professioni creative ma ancora debbono comprendere in quale di esse potrebbero avere più concrete possibilità di lavoro e carriera.

 

D: Agli studenti che vogliono intraprendere una professione artistica, visitando la Biennale quali suggestioni possono ricavare?

 

R: Anzitutto, pur senza voler dissuadere, è importante rendere consapevoli studenti e genitori che una professione artistica è una gran fatica e un gran lavoro. Non è la cosa più facile del mondo, non si diventa attori solo perché si ha un bel faccino, o pittori perché si san fare dei bei disegni o architetti perché si sanno fare dei bei disegni geometrici. Devono affrontarlo sapendo che nulla va dato per scontato e sarà tutto molto difficile e non solo eccitante. Per cui devono fare un bilancio realistico delle risorse interne che devono sapere di averle. La Biennale d’arte come un po’ tutte le biennali, è ormai molto sinergica con tanti altri sfondi: chi vede quella d’arte scopre cose che hanno a che vedere con il cinema, l’architettura e anche con i mestieri, con l’artigianato. In vari settori, magari uno entra pensando che gli piace fare il pittore ed esce innamorato del tessile. Quindi la Biennale è piena di spunti e può aiutare uno studenti maturando a individuare il proprio settore di maggior interesse.

 

D: Quali sono le caratteristiche per fare dell’arte il proprio campo di professione?

 

R: Non deve pensare di diventare un artista solo perché ha visto alcune espressioni di vari settori avanguardistici che lo suggestionano. Deve dimenticare l’aspetto estetico del mestiere, quel che vede su un foglio, su uno schermo, in una galleria d’arte. Perché non è da quello che capirà se gli piace farlo oltre che guardarlo. Quel che deve immaginare è che sarà una fase di grandissimo studio. In Mestiere cinema Ermanno Olmi, che è un regista con cui ho lavorato molto, diceva che lui non insegnava la tecnica del cinema agli studenti ma cercava di aiutarli a capire se veramente volevano fare quel mestiere e se c’erano portati. Serve lavoro, tantissimo studio, anni, anni e anni prima di vedere dei risultati. Devono capire che devono affrontare questo calvario, esserne pronti.

 

D: Circa l’x factor: come individua elementi nascosti?

 

R: Si dice sempre che ci vuole talento ma ci vuole sempre anche un po’ di fortuna. Ci sono occasioni in cui qualcuno che ha talento può dimostrarlo. Quando si incontrano queste occasioni la strada verso la riuscita è facilitata. In X Factor è capitato anche a me di vedere persone che non avevano avuto occasione per farsi apprezzare. Bisogna scegliere i momenti giusti e le cose giuste, non farsi fregare dalle sirene che promettono risultati certi a chiunque, essere selettivi.

 

Continua a pagina 32 della Guida alle Professioni Creative 2024

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