Cattedra inclusiva, ecco le novità

La proposta di legge sulla “cattedra inclusiva” è stata presentata a fine gennaio. Che cosa prevede? In estrema sintesi, il fatto che i docenti assegnati su ruoli comuni abbiano una parte di ore di sostegno e viceversa. L’obiettivo è quello di integrare a tutto tondo la formazione degli alunni bisognosi di sostegno e la piena realizzazione dell’inclusione educativa. Pubblichiamo qui, da La Voce della Scuola, un articolo sul tema e l’intervista a Evelina Chiocca, docente e presidente CIIS, Coordinamento Italiano Insegnanti di sostegno, tra le promotrici del progetto di legge.

La piena attuazione del progetto di legge per la cattedra inclusiva prevede trasversalmente lo stanziamento di fondi per la formazione dei docenti di posto comune che dal sesto anno di servizio a tempo indeterminato potrà esser parte integrante della cattedra mista. I costi per la formazione del personale in servizio sono stati calcolati in modo dettagliato in 150 milioni annui per 6 anni (per un totale di 900 milioni) necessari per finanziare cinque edizioni di un corso di specializzazione biennale, con una struttura diversa da quelli introdotti dal decreto 30 settembre 2011, anche perché tiene conto della professionalità acquisita e documentata dagli anni di anzianità di servizio, ognuna delle quali vedrà coinvolti circa 80.000 docenti non specializzati. Il processo di adeguamento della cattedra mista impiegherà anni per la sua piena attuazione, ne scopriamo i dettagli con la lettura del ddl “Introduzione della cattedra inclusiva nelle scuole di ogni ordine e grado“, redatto da un team di esperti del mondo dell’inclusione.

Art.1 Incarichi dei docenti su posti comuni e di sostegno

“A decorrere dal sesto anno scolastico successivo all’entrata in vigore della presente legge, nelle scuole di ogni ordine e grado tutti i docenti incaricati sui posti comuni effettuano una parte del loro orario con incarico su posto di sostegno, mentre tutti i docenti con incarico su posto di sostegno effettuano, anche nell’ambito dell’ampliamento dell’offerta formativa dell’istituto, una parte del loro orario su posto comune”.

Sono esclusi dalla predetta applicazione i docenti che abbiano raggiunto, al momento dell’entrata in vigore della presente legge, l’età anagrafica di anni 60 o che abbiano maturato un’anzianità di servizio di ruolo e pre-ruolo superiore ai 25 anni.

A decidere saranno i dirigenti scolastici.

PRIMO ANNO: “Per un numero di docenti coinvolti di “non meno del dieci per cento dei docenti in servizio presso ogni istituzione scolastica, utilizzando i docenti incaricati sui posti comuni già in possesso di specializzazione per il sostegno che si dichiarino disponibili per l’ulteriore incarico su posto di sostegno e i docenti con incarico su posto di sostegno già in possesso di abilitazione all’insegnamento”.

SECONDO ANNO: gli incarichi sono assegnati su una percentuale crescente di docenti tenuto conto del piano straordinario di formazione in servizio.

ENTRO IL SESTO ANNO: sarà coinvolta la totalità del personale docente delle scuole di ogni ordine e grado, con le dovute eccezioni prima elencate.

Per rendere operativo e concreto questo intento è necessario un congruente intervento legislativo. La scuola e i docenti inclusivi, infatti, devono essere sostenuti da una serie di garanzie che riguardano sia le dotazioni organiche sia un piano straordinario di formazione, fino all’attivazione di nuove strutture, che consentano di semplificare l’attuale sistema. Va introdotto il “coordinamento pedagogico” che deve essere previsto sia a livello di singola istituzione scolastica che a livello di ambito territoriale. Un’impostazione che valorizza l’autonomia organizzativa, didattica e curricolare delle singole istituzioni scolastiche nello sviluppo delle forme di flessibilità ritenute maggiormente idonee.

La Voce della Scuola ha intervistato Evelina Chiocca, docente e presidente CIIS, Coordinamento Italiano Insegnanti di sostegno, tra le promotrici del progetto di legge.

La vostra proposta relativa alla cattedra mista è molto interessante. Potrebbe spiegare la sua attuazione?

Va premesso che i docenti assegnati a una classe sono insegnanti di tutti gli alunni iscritti a quella classe e, a ciascuno di loro, devono garantire il successo formativo. La cattedra inclusiva fa sua questa importante prospettiva e si concretizza nell’affidare allo stesso docente sia l’incarico su sostegno sia l’incarico sulla disciplina. Questo favorisce una migliore e più efficace attuazione della progettualità inclusiva in quanto ogni insegnante potrà sperimentare direttamente quella corresponsabilità da sempre auspicata, ma spesso dispersa fra la delega del progetto inclusivo al solo docente con incarico sul sostegno, con conseguente deresponsabilizzazione dei docenti curricolari. La proposta contempla anche percorsi formativi, indispensabili per garantire personale preparato e, soprattutto, potrà garantire quella continuità educativo-didattica da sempre ricercata e mai attuata.

Ovviamente riguarderà tutti gli ordini di scuola. Come sarà accolta dai docenti, soprattutto quelli su materia, che non hanno una specifica formazione sul sostegno?

Già si possono leggere in rete commenti pieni di entusiasmo e di attesa e altri decisamente negativi. È alto il timore dei tagli alle ore di sostegno, per esempio, oppure la contrarietà palesa il “non voler lavorare con l’alunno con disabilità”. Per i tagli suggerisco di rileggere la finanziaria del 2021 e altri documenti. Sono altri che ricercano il “come” tagliare le risorse. Noi riteniamo che le risorse da assegnarsi a una classe per garantire il diritto allo studio degli alunni con disabilità non si toccano e quindi quanto indicato dal GLO deve essere rispettato. Per quanto concerne, invece, la preoccupazione legata alla formazione sulle didattiche inclusive e sulla pedagogia speciale, la nostra proposta prevede appositi percorsi formativi, che tengano conto della professionalità e dell’esperienza dei docenti.

La proposta è stata fatta da esperti del settore. Gli interlocutori politici che hanno visto la proposta hanno preso degli impegni concreti?

A oggi non abbiamo avuto alcuna interlocuzione politica diretta. Di fatto stiamo pensando a un’iniziativa rivolta in modo specifico ai componenti della VII Commissione (Istruzione) della Camera e della VII Commissione del Senato, con l’intento di illustrare ai parlamentari la proposta e di chiedere la disponibilità a sostenerla.

Purtroppo gli insegnanti hanno imparato a loro spese come nella scuola sia molto vero il detto “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare “, dove il dire è rappresentato dalla teoria, dalla normativa, mentre il fare dalla pratica didattica, dal quotidiano, come si potrà evitare che questa iniziativa possa cadere in una pura formalità?

È vero: fra il dire e il fare vi è di mezzo il mare. Chi, però, in ambito scolastico, può fare e fa la differenza sono gli insegnanti. Sono il loro agire, il loro porsi nella quotidianità, la loro ricerca di azioni autenticamente inclusive, il loro impegno, l’approfondimento teorico, lo studio, la condivisione, la corresponsabilità, la capacità di lavorare in gruppo e di coinvolgere, in classe, tutti gli alunni, e, in fase di progettualità, in modo particolare, le famiglie che possono contribuire a realizzare una scuola di qualità. E la qualità del nostro sistema si esprime nella sua capacità di rispondere alle istanze di ogni alunno e di garantire, a ciascuno, nel rispetto dell’unicità che lo contraddistingue, il successo formativo. Potrebbe sembrare pura teoria. Ma le azioni e le strategie metodologico-didattiche inclusive si sostanziano in concrete azioni. Fanno la differenza. A questo va aggiunto, indubbiamente, che serve una scelta consapevole e coerente da parte del mondo politico, capace di credere nella persona e di farsi garante nell’assegnare ogni risorsa necessaria e indispensabile. Il nostro progetto di legge troverà attuazione se accompagnato da scelte culturalmente e autenticamente inclusive. Significa che le parole non bastano. Servono azioni, formazione e concretezza.

Avete pensato a tutto, comprese le risorse economiche. Il MIM e il MEF saranno d’accordo con la spesa?

La progressiva diminuzione delle nascite e quindi il conseguente calo del numero degli alunni rappresenta, da questo punto di vista, un aiuto nell’attuazione di una riforma come quella da noi proposta. Abbiamo infatti previsto il congelamento degli organici ai numeri attuali, per utilizzare le quote di organico che, diversamente, sarebbero state soppresse. Il congelamento degli organici ai numeri attuali potrà favorire il miglioramento dell’offerta formativa sia popolando nuovi organismi di supporto, quali un coordinamento pedagogico d’istituto e un coordinamento pedagogico territoriale, sia riducendo il numero degli alunni per classe. Oltre a questo, sarà indispensabile un investimento per la formazione di tutti i docenti, sia quelli collocati sui posti comuni sia quelli collocato sui posti di sostegno, che richiederà una scelta forte, anche da parte del MEF. Non possiamo sempre lamentarci che il personale della scuola non è sufficientemente formato e poi non accogliere una proposta che, finalmente, poggia su un serio programma pluriennale di formazione.

 

Testo di Doriana D’Elia – Pedagogista e Presidente CNDI Coordinamento Nazionale Docenti Immobilizzati

Cattedra inclusiva – 900 milioni per formare 80000 docenti, i costi finalizzati alla formazione delle cattedre inclusive nel ddl -Le interviste de La Voce della Scuola

Intervista di Ylenia Franco, Vicepresidente Docenti Immobilizzati, dottoressa in archeologia, docente specializzata sul sostegno

Cattedra mista: intervista alla Dottoressa Chiocca

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