Sono garante presso il consiglio di amministrazione della Fondazione Piaggio del raggiungimento degli obiettivi strategici del Museo omonimo e della Fondazione: cercare di essere un polo di attrazione culturale e di formazione per i giovani. E poiché ho lavorato in Piaggio tutta la vita, come ingegnere prima e con vari ruoli dirigenziali poi, mi piace continuare ad essere un componente attivo di questa macchina: dall’ideazione di eventi alle lezioni agli studenti sino, all’occorrenza, alle visite guidate.
L’idea risale al 1994, quando viene creata dall’azienda Piaggio e dal Comune di Pontedera la Fondazione Piaggio: un’associazione non profit con lo scopo di dimostrare come cultura, impresa e territorio possono coesistere. Tra i primi obiettivi: la costituzione del Museo Piaggio, che viene inaugurato nel 2000.
Oltre a gestire l’Archivio storico Piaggio, organizza moltissimi eventi: mostre, concerti, spettacoli, congressi, tavole rotonde. Questo perché riteniamo che, nella sua accezione, un museo debba essere un luogo dove si trasmettono valori, emozioni e, nel nostro caso, la storia tecnologica di un’azienda e quella industriale del comprensorio. Scopo finale: trasmettere alle giovani generazioni quei valori positivi di creatività, studio e coscienza sociale che hanno fatto di un’azienda e di un territorio degli esempi per tutto il mondo.
Consideriamo Museo tutto ciò che è e che fa: dalle strutture di inizio del ‘900 che lo ospitano alle collezioni, dall’archivio agli eventi. L’insieme contribuisce ad accogliere e circondare il visitatore in un’atmosfera stimolante e creativa.
Il primo momento importante è stata la decisione nel 1994 di creare un Museo che raccontasse la storia dell’azienda, del territorio e di tutte le persone che ci hanno lavorato.
La seconda data è il 2000: quando il museo è stato inaugurato con una grande opera di ristrutturazione delle officine Piaggio degli inizi del ‘900, nel loro primo insediamento industriale di Pontedera, che è stato lasciato inalterato in tutte le sue caratteristiche di ambiente di lavoro: i visitatori possono vedere ancora tutti i vecchi carriponte, la cartellonistica originaria, le antiche capriate.
Il terzo fermo immagine è fra il 2012 e 2013, con il processo di arricchimento di attività della Fondazione, che da gestore di museo ed archivio si è ampliato a centro di aggregazione culturale e di trasmissione di saperi. Anno dopo anno sono aumentati convegni, congressi, mostre scientifiche e d’arte, incontri e seminari.
Il raddoppio dell’area espositiva nel 2018: abbiamo inaugurato nuove grandi sale e arricchito le collezioni, inizialmente dedicate solo alla Vespa e a pochi altri veicoli, con ampie collezioni motociclistiche che vanno dai marchi Gilera e Guzzi sino all’Aprilia. Con una sala dedicata all’Ape Piaggio e agli altri motori da lavoro.
Con circa 5.000 metri quadri di superficie espositiva, significa entrare nel museo motociclistico più grande d’Italia e forse anche d’Europa. Conoscere il museo non vuol dire solo venire a vedere le vestigia del passato ma partecipare a un’esperienza di cui fanno parte mostre ed eventi.
Nel 2018 ci eravamo proposti per il 2020 di superare la soglia dei 100.000 visitatori annui. La pandemia ha solo rimandato l’obiettivo. Per raggiungerlo dovremo essere però ancora più creativi e organizzare eventi ancora più interessanti, per convincere gli appassionati delle due ruote a un viaggio in un luogo, come Pontedera, che non rientra nelle principali rotte del turismo internazionale.
Una formazione culturale umanistica è imprescindibile per questo ruolo, perché la gestione di un museo comporta rapporti tra il museo, le collezioni e i visitatori, che rendono necessario un approccio umanistico ad ogni problema: la laurea in Storia dell’Arte o in Storia Economia sono quelle più adatte.
Per un museo d’impresa come il nostro è importante un’esperienza diretta di vita aziendale Piaggio, perché bisogna essere in grado di trasmettere dei valori che solo vivendo in azienda si assimilano e assorbono. Quindi, in un luogo come il nostro, un po’ di storia dell’azienda e un po’ di tecnica dei veicoli sono necessari.
Senz’altro. Accanto a persone con formazione storica e artistica si affiancano sempre più figure legate al design: abbiamo un architetto e ci avvaliamo di designer perché il museo ha bisogno di essere bello, interessante e multidisciplinare per restare sempre appetibile e fruibile. Per questo collaboriamo molto con l’Istituto Modartech che realizza per noi ciò che da soli non sapremmo fare.
Tradizionale, ma sempre fondamentale, è il ruolo di Archivista: un vero scienziato e una figura cruciale perché deve gestire un patrimonio di date e di informazioni. Il nostro è uno dei più grandi archivi storici d’impresa del mondo e ogni anno riceviamo decine di richieste di enti terzi, per studi e per pubblicazioni universitarie. Per prepararli servono persone che sappiano mettere mano con competenza negli archivi.
C’è spazio anche per loro. Per esempio servono Addetti ai Social: oggi se non si comunica non si ha successo, quindi anche un museo deve essere comunicato. Noi abbiamo un sito web, siamo su facebook e twitter: tutte queste piattaforme vanno alimentate quotidianamente. Poi servono curatori e organizzatori di eventi come mostre, convegni e congressi. E, non ultimi, i ruoli delle pubbliche relazioni: non immaginate le mail, le lettere e i contatti che riceviamo e che implicano un lavoro a tempo pieno.
La pandemia in corso ha messo in evidenza una grossa carenza formativa in organizzazioni come la nostra: anche se devono essere visitati anzitutto in presenza, i musei stanno diventando sempre più virtuali, quindi debbono essere fruibili a distanza.
In questo periodo abbiamo iniziato un intenso processo di digitalizzazione che ci consentirà di proporre a breve visite virtuali capaci di dare la sensazione di essere presenti nelle sale.
Sulle professionalità digitali siamo carenti e quindi ci siamo rivolti a specialisti esterni, ma a breve dovremo averne di interni perché saranno ruoli sempre più necessari.
Il museo fisico sta diventando sempre più multisensoriale. Per esempio abbiamo realizzato un ologramma di Corradino D’Ascanio, dove il fondatore della Piaggio racconta com’è nata la Vespa. Novità di questo tipo si renderanno sempre più indispensabili nei musei del futuro. Con professionalità legate al design e alla tecnologia simbolo del buon gusto e dello stile italiano. Basti pensare che il nostro pubblico è composto per oltre il 70% di stranieri che vengono in Italia a vedere tutto ciò che proponiamo.
Sebbene il momento sia di crisi per molti settori merceologici, noi non ne siamo toccati perché molte persone stanno riscoprendo il piacere e l’opportunità della mobilità individuale. La sfida che attraversa trasversalmente tutti i settori d’avanguardia è l’integrazione delle nuove tecnologie con quelle tradizionali: con motori sempre più ibridi, introduzione di maggiore elettronica nei veicoli, automazione progressiva di attività. E ci sarà tanto bisogno di personale preparato a queste nuove tecnologie: nei materiali, nell’informatica, nel design, nella comunicazione, in tutto. C’è spazio, studiate ragazzi!