LORENZO MARINI, MÖBIUS AWARDS 2020: “DAL SILENZIO NASCONO LE SCELTE MIGLIORI”

Vincitore del Moebius Awards 2020 di Los Angeles e autore della Type Art, corrente artistica che vuole celebrare la bellezza estetica delle lettere, Lorenzo Marini ha curato la brand identity del 1° Salone Nazionale dello Studente, realizzato da Campus alla Fiera di Roma dal 19 al 21 ottobre. Perché un artista di esperienza e fama presta la sua opera per i giovanissimi? Lo abbiamo chiesto al protagonista.
Perché ha deciso di sostenere l’iniziativa di Campus?
Scelgo gli eventi più in sintonia con il mio linguaggio. Con Campus condivido l’innovatività perché è un’iniziativa che, come il mio lavoro, coniuga due aree: il mondo astratto delle lettere e quello figurato dell’immagine. Un prodotto artistico che incarna la tendenza linguistica del momento e di cui il primo esempio sono le emoticons, le parole figurate. Noi abbiamo imparato a scrivere attraverso l’illustrazione: la lettera è solo un segno astratto, concettuale, che non significa niente per un bambino ma serve per memorizzare. È ciò che faccio anch’io e ciò che fa Campus: unire i due territori dell’immagine e della parola.
Perché questa metamorfosi, dalla parola all’immagine?
È la tendenza dei nuovi social media: ciò che è legato alla parola, come Twitter, è già in calo, mentre quel che è legato all’immagine, come TikTok e Instagram, cresce. Sono le modalità espressive delle nuove tecnologie e perciò quelle delle Generazioni Z e Millennials.
La sua lunga esperienza parla anche ai giovani?
Sono il mio primo target perché come loro uso il colore che è positività ed energia. Per questo, quando mi è stata chiesta un’opera per Campus, ho preso le sue iniziali e le ho trasformate in un’aggregazione visiva colorata. La mia ricerca non va verso il dramma o la catarsi. Si dice che l’artista debba rappresentare la società contemporanea: io ne rappresento la fuga. Credo più a Disneyland che ai pc. Mi rifugio nella fantasia, una risorsa che ciascuno possiede. Trasformo i codici in illustrazioni e a volte con gli alfabeti ci gioco, abbandonando la linearità del pensiero logico che costruisce le parole attraverso la grammatica. Ecco perché opere come le mie si possono capire a prescindere dalla lingua, perché sono aggregazioni temporanee di lettere.
Suggerisce quindi di mettere anche la leggerezza nella cassetta degli attrezzi per affrontare la vita?
Lau Tsu, grande saggio cinese, consigliava all’imperatore: “Governa il tuo grande regno come friggeresti un pesciolino: con leggerezza”. La leggerezza è un valore da portare dal vecchio al nuovo secolo che non significa superficialità ma semplicemente il contrario della pesantezza. Siamo circondati da drammi, possiamo bilanciarli con gioia, ironia, colore, battuta, intelligenza, sorriso: sono tutti cugini della leggerezza, alleviano la pesantezza del giorno. Il sorriso è meglio del pianto: per un’espressione dura e aggressiva si debbono muovere 32 muscoli mimici, per sorridere ne bastano 18.
Qual è il primo ‘strumento interiore’ cui unirebbe queste doti?
La tenacia. Ho sentito uno speech in America di un monaco zen che ricordava come sin da bambini ci sentiamo spesso ripetere che non siamo all’altezza. Pensate agli effetti che questi iposodi possono avere sull’autostima. Io consiglierei ai ragazzi di assumere un atteggiamento diverso: “Non importa quello che mi dicono. Io ci provo”.
Un quarto di secolo fa nasceva la sua società Marini&Associati, com’è cambiato il suo lavoro e il mondo del lavoro in generale?
Ogni 10-12 anni mediamente il mondo cambia, quindi muta anche il modo di lavorare. Oggi siamo affascinati dalle nuove tecnologie, i testimonial contano meno. È cambiato anche il target: da oggetto operato siamo passati a soggetto operante, più preparato e informato, che ci costringe ad essere più sinceri. La comunicazione da commerciale sta diventando più sociale e reciproca: dal basso arrivano molte più richieste e contaminazioni verso l’alto. Dalla réclame degli anni ’60, attraverso la pubblicità dei ’70 e l’advertising dei ’90, siamo arrivati al tempo della e comunicazione che, nata come integrata, è diventata frammentata. Il prossimo passo sarà tornare all’originalità e all’idea.
Anche l’idea che hanno i giovani del loro futuro è spesso frammentata…
È tattica, non strategica o ideologica. Il frammento si riverbera anche nel linguaggio e nel modo di usare l’informazione. Il libro oggi è impegnativo, per questo oggi si preferisce saltellare di sito in sito sul web alla ricerca di informazioni superficiali ma veloci. I ragazzi di oggi sono incapaci di stare ‘sul pezzo’ per più di 5-10 minuti e questi limiti nella concentrazione comportano poi problemi di apprendimento e nozione. La mente delle nuove generazioni non è più abile a gestire l’attenzione per lungo tempo e ciò sarà tanto più un problema quando da studenti diventeranno professionisti: cosa succederà, per esempio, quando saranno chirurghi che dovranno operare per ore? Per rafforzare l’attenzione consiglio ai ragazzi discipline mentali come lo yoga e la meditazione, così che la concentrazione si indirizzi dove è necessario e non dove ci conducono i sensi.
Che cos’è per lei il Salone dello Studente?
Il businessman americano Charles Revson, diceva che in fabbrica produciamo oggetti ma in negozio vendiamo speranze. Campus serve a dare una prospettiva verso il futuro.
Una sua pubblicità invitava al silenzio: serve anche questo agli studenti per scegliere il proprio futuro?
Più parli più stai nel caos meno il silenzio ti parla. Ma le risposte arrivano dalla calma del silenzio. Il rumore è come il vento e muove l’acqua: la Luna dell’intuizione non si può rispecchiare perfettamente nel lago della mente se questo è mosso dal vento della preoccupazione. Il silenzio è la calma che serve alle scelte di vita e di studio. Senza silenzio non c’è pensiero.  Senza il riposo del guerriero non c’è azione.

 

Di Ottaviano Nenti