“La selfie-intervista di Sergio Bettini: chi sono e perché l’orientamento è la mia vita”

ORIENTALOSA  di Sergio Bettini

Sergio Bettini psicologo di Orientamento si può parlare di una psicologia dell’Orientamento?
Amo definirmi psicologo di Orientamento e credo che la Psicologia possa dare un contributo importante per aiutare ad acquisire competenze decisionali, apprendere ad apprendere, costruire in modo preventivo una capacità di reazione positiva agli eventi spesso imprevedibili e comunque ansiogeni nella loro incertezza futura. I tempi che viviamo ne sono un esempio. Ciò che invece la psicologia non dovrebbe fare è perpetuare un’idea di pret-a-porter diagnostico, fonte di passività e deresponsabilizzazione degli studenti. Vorrei ricordare che il concetto di orientamento educativo ci viene dall’esperienza dei Salesiani con i loro COSPES, primi centri di consulenza individuale in Italia negli anni 60 e la loro prassi di orientamento è una “modalità educativa permanente e centrata sulla persona “. Per essere più chiaro: da psicologo utilizzo il counselling orientativo rogersiano che è tutt’altra cosa da quello clinico.
L’orientamento si configura come linea guida nei momenti di transizione scolastica, eppure la priorità dell’orientamento  nella  nostra scuola  sembra essere tuttora latitante. Perché?
Mi occupo di orientamento da trent’anni e posso affermare di aver conosciuto esperienze di eccellenza in varie scuole d’Italia con magnifici docenti che le hanno attuate. Restano però esperienze di nicchia e continue “sperimentazioni” di progetti dai quali occorre passare a regime offrendo a tutti un servizio ed un sapere minimo di orientamento.  Se ciò non avviene non è per cattiva volontà dei docenti referenti di orientamento che, lasciati soli, si impegnano tra esigenze di didattica quotidiana ed un orientamento che è spesso solo marketing informativo. Sinchè non potranno farlo da professionisti, come avviene in altre nazioni, l’orientamento resterà una missione  per alcuni bravi docenti ed una seccatura per altri.
Quali sostegni dovrebbero essere forniti a chi vuole essere professionista dell’orientamento?
 Seri professionisti e non semplici organizzatori di incontri o accompagnatori di studenti agli Open day devono ricevere una seria formazione e accreditarsi in un Albo nazionale di orientatori certificati. Al momento chiunque può definirsi orientatore ma non basta la buona volontà per esserlo.
La didattica dell’orientamento: in poche parole strumenti e obiettivi?
Il Memorandum sull’istruzione e la formazione permanente” (Lisbona, 2000) ha definito da tempo gli obiettivi: “l’orientamento deve fornire un servizio accessibile a tutti in maniera continua e decentrata; i servizi di orientamento devono raggiungere le persone piuttosto che aspettarle; gli operatori sono dei facilitatori del cambiamento individuale attraverso l’uso di un ampio ventaglio di metodi e strumenti.
Dunque si tratta semplicemente di mettere in pratica tali indicazioni. Siamo nel 2022…
Nel tempo sono cambiati gli studenti ed i loro bisogni?
Per lo psicologo non esiste la “categoria degli studenti” bensì le individualità che sono quelle di sempre; ma per rispondere direi che la maggior differenza sta nella visione del futuro oggi assai più ansiogena che in passato e ciò influisce sui progetti personali.  Il dilemma dell’orientamento è sempre stata la scelta tra Sogni e Bisogni e questo resta: ma ora la priorità dell’orientatore è far recuperare fiducia e progettualità. Il web ha eliminato la difficoltà di reperire informazioni e ormai più che un orientamento informativo serve un sostegno educativo alle richieste del singolo.
Cosa si aspettano gli studenti dall’ incontro con la sua professionalità?
Arrivano con la loro valigia di sospettosità perché in fondo uno psicologo di orientamento non l’hanno mai visto e la prima cosa è non deluderli. Se l’incontro è individuale occorre saperli ascoltare, se è collettivo come nei vari Saloni di orientamento dove giungono a centinaia, occorre saperli interessare. Ma tale è il loro bisogno di conoscersi e di essere ascoltati che il feeling scatta presto ed è bello capire che si sta aprendo uno scrigno che non attendeva altro.
Quanto ci “prende” Sergio Bettini in merito alla scelta che poi sarà effettuata dallo studente?
In tanti anni ho avuto problemi con politici, genitori e varia umanità ma quasi mai con i ragazzi. E questo perché mentre i desiderata degli adulti sui figli se non avvallati rendono lo psicologo un parolaio privo di concretezza, con gli studenti il compito non è dir loro cosa è meglio fare ma ascoltarli e farlo emergere attraverso un’azione di orientamento educativo. Se l’orientatore sa accrescere la capacità decisionale e aiuta a costruire la migliore decisione possibile non quella sicura che nessuno conosce ci “prende” sempre.
L’orientamento scolastico e professionale fuori dalla scuola. E’ possibile e come?
Sono stato Direttore della fondazione Centro di orientamento di Alessandria dimostrando che è possibile ed utile un servizio di orientamento inteso come consulenza individuale dove accogliere l’utenza in un setting adeguato con professionisti preparati e “super partes”. Un Centro di orientamento è però altra cosa di un Informagiovani o un Centro per l’Impiego. La mia speranza è che esperti e docenti orientatori insieme possano finalmente dar vita ad un servizio di orientamento stabile e diffuso. Gli scambi con colleghi europei mi hanno confermato che non ci mancano le capacità, semmai le risorse e la volontà politica. Intanto però i ragazzi continuano ad arrangiarsi da soli e meno male che sono bravi.
Cosa vuol fare da grande Sergio Bettini?
Lo psicologo di orientamento.