Università degli Studi di Urbino, verso un modello di “didattica aumentata”

Intervista a Giovanni Boccia Artieri, prorettore alla Didattica

L’Università degli Studi di Urbino Carlo Bo, natali nel XVI secolo e frequenti citazioni nelle classifiche universitarie internazionali, è da sempre sinonimo di alta qualità didattica e scientifica. Per l’anno accademico 2022-23 l’Università ha in serbo importanti novità. Grazie alla collaborazione con l’Università Politecnica delle Marche, in un’ottica di integrazione formativa regionale, saranno attivate a Pesaro due lauree interateneo nell’ambito della filiera dell’ingegneria green, una triennale in Ingegneria per l’ecosostenibilità industriale e una magistrale, in inglese, in Green industrial engineering. “Abbiamo inoltre operato un ulteriore innalzamento nella qualità della nostra offerta formativa”, spiega Giovanni Boccia Artieri, prorettore alla Didattica. “Innanzitutto attraverso un processo di internazionalizzazione di diversi corsi, offrendo l’esperienza di acquisizione di crediti in diverse università europee. Poi attraverso un processo di potenziamento dei tirocini e degli stage, anche post laurea, per consentire agli studenti di cominciare a strutturare un rapporto con il mondo del lavoro. Infine, avviando investimenti sulle infrastrutture, con nuove aule progettate per accogliere classi numerose, palestre per le attività fisiche completamente ammodernate e un complesso di laboratori scientifici di nuova generazione”. D’altra parte l’attenzione all’aspetto umano dello studio, alle relazioni interpersonali è sempre stato il fiore all’occhiello dell’ateneo urbinate. “In questi anni abbiamo imparato a relazionarci con i nostri studenti facendoci carico delle diverse aspettative, studenti lavoratori e genitori, portatori di diverse abilità, con fragilità economiche ed emotive”, racconta il prorettore. Come? “Operando con corsi in modalità di didattica ibrida, potenziando lo sportello di counseling psicologico, consolidando le attività sulle disabilità e quelle di tutorato, ridefinendo le tasse in base a proporzionalità del reddito e tutelando le fasce deboli”. Un’esperienza che nel prossimo anno sarà declinata all’interno di una prospettiva di “didattica aumentata”, capace di rispondere in modo flessibile alle differenze, con il digitale che costituirà un arricchimento integrativo all’esperienza d’aula. Che non finisce con la laurea. “Oggi occorre sempre di più promuovere attività di formazione permanente attraverso corsi verticali specializzati, che noi realizziamo sotto forma di summer e winter school”, prosegue Boccia Artieri, “e arricchire l’alta formazione con moduli che sappiano ibridare i saperi, umanistici e digitali, ecologici e organizzativi per esempio, in direzione di nuove competenze professionali capaci di anticipare le esigenze del mondo del lavoro”. Ai percorsi curriculari di molte lauree dell’Università di Urbino collaborano professionisti attraverso affidamenti di corsi, seminari e workshop che consentono di misurare le capacità acquisite dai ragazzi con quelle del mondo del lavoro. “Parallelamente l’esperienza di ricerca dei nostri docenti trova spesso riscontro nel mondo del lavoro, creando quindi un movimento circolare fra forme del sapere e del saper fare”, dice il prorettore. Per il prossimo anno l’ateneo ha inoltre progettato attività volte all’acquisizione e al perfezionamento di soft skills per la cittadinanza attiva, l’inclusione sociale e l’occupazione. Corsi sulle competenze trasversali che consentiranno l’acquisizione di open badge e che completeranno la formazione attraverso esperienze granulari in forte connessione con il mondo del lavoro.

 

 

Articolo di Sabrina Miglio